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Intervista a un suicida
L’anima, quello che diciamo l’anima e non è
che una fitta di rimorso,
lenta deplorazione sull’ombra dell’addio
mi rimbrottò dall’argine.
Ero, come sempre, in ritardo
e il funerale a mezza strada, la sua furia
nera ben dentro il cuore del paese.
Il posto: quello, non cambiato – con memoria
di grilli e rane, di acquitrino e selva
di campane sfatte -
ora in polvere, in secco fango, ricettacolo
di spettri di treni in manovra
il pubblico macello discosto dal paese
di quel tanto…
In che rapporto con l’eterno?
Mi volsi per chiederlo alla detta anima, cosiddetta.
Immobile, uniforme
rispose per lei (per me) una siepe di fuoco
crepitante lieve, come di vetro liquido
indolore con dolore.
[…]
(da “Gli strumenti umani”, 1965)
Bentos
Dal poemetto "Bentos" di Francesco Terzago, appena uscito per la Collana Isola con illustrazioni di Valeria Cavallone, pubblichiamo tre estratti. Quando arrivò la malattia le persone morirono.Per alcuni la malattia era interna -per altri si manifestava all’esterno, comunquegli ammalati erano portati nei palazzidegli ammalati, e morivano. Questo succedevaall’inizio. La malattia trasformava le personein cristallo. Se partiva dalla punta delle dital’unghia dell’indice si sollevava a...
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