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Intervista a un suicida
L’anima, quello che diciamo l’anima e non è
che una fitta di rimorso,
lenta deplorazione sull’ombra dell’addio
mi rimbrottò dall’argine.
Ero, come sempre, in ritardo
e il funerale a mezza strada, la sua furia
nera ben dentro il cuore del paese.
Il posto: quello, non cambiato – con memoria
di grilli e rane, di acquitrino e selva
di campane sfatte -
ora in polvere, in secco fango, ricettacolo
di spettri di treni in manovra
il pubblico macello discosto dal paese
di quel tanto…
In che rapporto con l’eterno?
Mi volsi per chiederlo alla detta anima, cosiddetta.
Immobile, uniforme
rispose per lei (per me) una siepe di fuoco
crepitante lieve, come di vetro liquido
indolore con dolore.
[…]
(da “Gli strumenti umani”, 1965)
Le spente lingue
Cinque poesie in anteprima da "Le spente lingue" di Damiano Sinfonico, uscito con prefazione di Antonio Lanza per Vydia editore. L’aria è piena di piumeovvero di neveannota Erodotoparlando del clima degli Sciti.Miopi per fitta leggerezzanon avevano un termineper designare la nevee nella privazionegiunsero a un’immagineche dalle Storie si depositasull’atlante delle lingue. * Babelico l’esercito di Cartaginenon ha interpreti che ripetanola stessa arringa in diverse lingue.Mercenari di...
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