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La campana di vetro
Vidi la mia vita diramarsi davanti a me come il verde albero di fico del racconto.
Dalla punta di ciascun ramo occhieggiava e ammiccava, come un bel fico maturo, un futuro meraviglioso. Un fico rappresentava un marito e dei figli e una vita domestica felice, un altro fico rappresentava la famosa poetessa, un altro la brillante accademica, un altro ancora era Esther Greenwood, direttrice di una prestigiosa rivista, un altro era l’Europa e l’Africa e il Sud America, un altro fico era Constantin, Socrate, Attila e tutta una schiera di amanti dai nomi bizzarri e dai mestieri anticonvenzionali, un altro fico era la campionessa olimpionica di vela, e dietro e al di sopra di questi fichi ce n’erano molti altri che non riuscivo a distinguere.
E vidi me stessa seduta sulla biforcazione dell’albero, che morivo di fame per non saper decidere quale fico cogliere. Li desideravo tutti allo stesso modo, ma sceglierne uno significava rinunciare
per sempre a tutti gli altri, e mentre me ne stavo lì, incapace di decidere, i fichi incominciarono ad avvizzire e annerire, finché, uno dopo l’altro, si spiaccicarono a terra ai miei piedi.
Non aveva senso alzarsi.
Cosa aveva da offrirmi la giornata?
(da “La campana di vetro”, trad. Adriana Bottini e Anna Ravano, 2017)
Eredità ed Estinzione
Dall'ultimo libro di Giovanna Frene, "Eredità ed Estinzione", da poco uscito per Donzelli, pubblichiamo alcuni estratti. MARCO AURELIO A SE STESSO il principio su cui si fonda tutto, la persuasione del realesacco di carne inerme, la fortuna di non sfuggire all’ordinepercepito naturalmente, questo compiere esattamente e sempre non ciò che si vuole, ma quello che mai sarà un beneperpetuo o comunque non contingente, aggiunto all’evidenza che ogni fattoè sopravanzato dalla sua stessa...
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