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La prima parola di latino che ho imparato è “silentium”…
La prima parola di latino che ho imparato è “silentium”.
Stava scritta su un pezzo di cartone giallo attaccato al muro del bar in cui
servivo da bere in estate. “Silentium” ossia “silenzio” in un luogo dove
grida, schiamazzi, scommesse e intrallazzi erano come luce all’alba,
suonava un po’ strano per un bimbo con i piedi sulle spalle come me.
Quando il bar chiuse decisi di portarmi a casa quel cartello ma
non lo volevo rubare, il proprietario era un amico che stava in piedi
per grazia ricevuta così gli feci la mia offerta, un’offerta più che
generosa per un pezzo di cartone logoro e sporco.
Almeno una ventina di persone prima di me avevano fatto lo stesso e
con cifre ben più consistenti. Perdigiorno, ubriachi, zingari e ladri
ad un’asta abusiva per un po’ di latino. Alla fine se lo aggiudicò
uno zingaro friulano in cambio di mezzo milione di lire in contanti.
La vigilia di natale incontro questo ragazzo nel bar sottocasa dove
festeggio sempre le feste comandate che mi tira fuori quel logoro cartello
avvolto in una busta da supermercato. È per te mi dice, ci tenevi tanto.
Non capivo se mi pigliasse in giro o volesse chissà cosa.
Mi sono girato e sono tornato a brindare con gli amici.
La cosa per me era finita lì. “Silentium”.
(da “Peace&Love”, 2011)
Un altro che ti scrive
Cinque poesie in anteprima da "Un altro che ti scrive", appena uscito per Marcos y Marcos (collana 'Gli Alianti'). ULTRA COLLEM Mai finito MonteAlben, questo tuo nomericomincia e in silenzioil pensiero è nell’alto non sodi un temporale, non sose più vicino siala cima o il drago che sotto di tedicono dorma.Nell’alba è il nome datoa te e a tutto perché tutto torninel bianco. Così tornain un album di foto la vitadove tremiamo. Vedi quiun’estate intera tremammocome il dragodentro la...
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