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Un posto di vacanza, VII
Mai così fitto mai
così fittamente deliberante
appena fuori dalla foce
in tondo il crocchio dei gabbiani. Uno
si stacca a volo, tuffatosi
pesca un alcunché, torna al conciliabolo.
Sei già mare d’inverno:
estraniato, come chiuso in sé.
Amare non è sempre conoscere («non sempre
giovinezza è verità»), lo si impara sul tardi.
____________________________Un sasso, ci spiegano,
non è così semplice come pare.
Tanto meno un fiore.
L’uno dirama in sé una cattedrale.
L’altro un paradiso in terra.
Svetta su entrambi un Himalaya
di vite in movimento.
_____________________Ne fu colto
il disegno profondo
nel punto dove si fa più palese
– non una storia mia o di altri
non un amore nemmeno una poesia
______________________________ma un progetto
sempre in divenire sempre
«in fieri» di cui essere parte
per una volta senza umiltà né orgoglio
sapendo di non sapere.
Sul rovescio dell’estate.
Nei giorni di sole di un dicembre.
Se non fosse così tardi.
Ma tu specchio ora uniforme e immemore
pronto per nuovi fumi
di sterpaglia nei campi per nuove luci
di notte dalla piana per gente
che sgorghi nuova da Carrara o da Luni
tu davvero dimenticami, non lusingarmi più.
(da “Stella variabile”, 1981)
Ipotesi sul mio disfacimento
Alcune poesie in anteprima da "Ipotesi sul mio disfacimento" di Bernardo Pacini che, con prefazione di Andrea De Alberti, esce nella collana Apnea delle edizioni Mar dei Sargassi. Ho un quaderno su cui scrivo se mi accade di squamarmi.Si può dire che è un quaderno in vera pelle.I singoli brandelli danno forma al volumetto: più mi sgretolopiù spazio avrò per scriverne, almeno fino a quandonon si estingue la specie singolare a cui appartengo solo ioassurdo ed esclusivo come un codice...
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