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2 (V + I + Te) → 2 VITe

(vanadio, iodio, tellurio) La configurazione elettronica della memoria «Perché le età della vita non si succedono, si accavallano» Emanuele Trevi, Due vite, Neri Pozza, 2020 «Siamo un libro sul pavimento, in una casa vuota che sembra la nostra» Marco Mengoni, Due...

Documento 1. Per Raffaele La Capria

Il pezzo che segue è uscito sul numero 10 di «Nuovi Argomenti» di maggio-agosto 2022. Ho conosciuto Raffaele La Capria nel 2005. Ero un suo fan. Sono andato a Napoli e ho scavalcato il cancello di Palazzo Donn’Anna per ritrovarmi nel suo “teatro naturale”, senza il...

Diario 2019. Non proiettare il presente sul futuro

Ripubblichiamo questo Diario scritto da Carlo Carabba (e pubblicato nel numero 1 della nuova edizione di «Nuovi Argomenti», nel 2019) perché oggi suona tristemente profetico. Ma anche capace di aprire alla speranza. «Anche di Roma nessuno pensasse che poteva cadere....

Bruno

Bruno se ne stava affacciato al balcone di casa sua, una serie di questioni gli abitavano nella testa mentre stringeva tra le mani una tazzina del caffè. Casa sua era la casa della sua famiglia, nei palazzi dei ferrovieri a San Lorenzo e da quando era scoppiata la...

Leonardo Colombati a colloquio con Paolo Mieli

Il fatto che il comunismo abbia significato una speranza di riscatto, ispirando, in un momento cruciale della Storia, movimenti di liberazione in tutta Europa, non dovrebbe far dimenticare che tutte le volte che quella speranza si è tradotta in sistemi politici...

Il trisillabo dolore

Ti si diede nella mano:
un tu, senza morte,
con cui tutto l’io tornò a sé. Correvano
voci prive di parola, forme vuote, tutto
finiva in esse, mischiato
e scomposto
e di nuovo
mischiato.

E numeri erano
tessuti con l’innumere. Uno e mille e ciò
che davanti e dietro
era maggiore di se stesso, minore,
maturato e
ri- e tras-
formato in
germinante mai.

Il dimenticato agguantò
il dimenticando, continenti, cuori a pezzi
galleggiavano,
affondavano e galleggiavano. Colombo,
il colchico
nell’occhio, il
ranuncolo,
sterminò alberi e vele. Tutti salparono,

liberi,
avidi di scoperte,
smise di fiorire la rosa dei venti, perse
le foglie, un oceano
fiorì a iosa e a giorno, nella luce nera
dei selvaggi colpi di timone. In bare,
urne, canopi
si destarono i piccoli
Diaspro, Agata, Ametista – popoli,
tribù e casati, un cieco

E  s i a

si annodò nelle gomene sciolte a testa di
serpente –: un
nodo (e contro-, retro-, anti- e bi- e mille-
nodi) presso cui,
occhi da carnevale, la nidiata
delle stelle-martora nell’abisso
sil-, sil-, sil-
labava, labava.

(traduzione di Dario Borso, da “Ci sarà forse da lottare”, 2020)

Cetacei nel mojito

Quattro testi in anteprima dalla plaquette "Cetacei nel mojito" di Alberto Pellegatta, appena uscita per "I Quaderni della Collana", Stampa2009. Le piace il calduccio della mia lingua quando scrivo male come si impara dopo lungo tirocinio dimenticando i ricordi tutti intatti nel buio quando finalmente scopri una falda sotto il manto malinconico della mezzanotte e scappano dal foglio cercando una bocca disponibile a ascoltare.   * Il ragazzo che mi piace non pensa a me ma al seminterrato...

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