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“L’attimo fuggente”
«Le front comme un drapeau perdu»
Ancora qui. Lo riconosco. In orbite
di coazione. Gli altri nell’incorposa
increante libertà. Dal monte
che con troppo alte selve m’affronta
tento vedere e vedermi,
mentre allegria irrita di lumi
san Silvestro, sparge laggiù la notte
di ghiotti muschi, di ghiotte correntie.
E. E, puro vento, sola neve, ch’io toccherò tra poco.
Ditemi che ci siete, tendetevi a sorreggermi.
In voi fui, sono, mi avete atteso,
non mai dubbio v’ha offesi.
Sarai, anima e neve,
tu: colei che non sa
oltre l’immacolato tacere.
Ravvia la mia dispersa fronte. Sollevami. E.
E’ questo il sospiro che discrimina
che culmina, “l’attimo fuggente”.
E’ questo il crisma nel cui odore io dico:
sì, mi hai raccolto
su da me stesso e con te entro
nella fonte dell’anno.
(da “IX Ecloghe”, 1962)
Verso la ruggine
Quattro poesie in anteprima da "Verso la ruggine" di Prisca Agustoni, uscito da poco, con introduzione di Fabio Pusterla, per Interlinea. L’ORIENTE CAPOVOLTO Watu è il suo nome, il fiume sacro della tribù. Sul suo fondale ci sono impronte,zampe giganti di esseri preistorici archetipi di un mondo vegetalee suoni geologici,il lessico acquatico della lingua borundi piante smarrite nel loro sogno,lontane mille millenni da noi: un manoscritto chiuso in un cassetto,la civiltà delle radici...
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