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Estate
C’è un giardino chiaro, fra mura basse,
di erba secca e di luce, che cuoce adagio
la sua terra. È una luce che sa di mare.
Tu respiri quell’erba. Tocchi i capelli
e ne scuoti il ricordo.
Ho veduto cadere
molti frutti, dolci, su un’erba che so,
con un tonfo. Così trasalisci tu pure
al sussulto del sangue. Tu muovi il capo
come intorno accadesse un prodigio d’aria
e il prodigio sei tu. C’è un sapore uguale
nei tuoi occhi e nel caldo ricordo.
Ascolti.
La parole che ascolti ti toccano appena.
Hai nel viso calmo un pensiero chiaro
che ti finge alle spalle la luce del mare.
Hai nel viso un silenzio che preme il cuore
con un tonfo, e ne stilla una pena antica
come il succo dei frutti caduti allora.
L’arte di maturare
Pubblichiamo in anteprima questo saggio di Cesare Pavese dall'edizione "Saggi sul mito" recentemente uscita per La Noce d'Oro, con una postfazione di Ernst Cassirer. La scoperta romantica che gli stampi mitici della sensibilità, i simboli che orienteranno la nostra vita, risalgono ai primi contatti con la realtà – in sostanza alla nostra fanciullezza – ha riempito la narrativa di bambini saputi, di piccoli ribelli primitivi che prendono nostalgica conoscenza di sé contrapponendosi al mondo...
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