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Canto della mia nudità
Guardami: sono nuda. Dall’inquieto
languore della mia capigliatura
alla tensione snella del mio piede,
io sono tutta una magrezza acerba
inguainata in un color d’avorio.
Guarda: pallida è la carne mia.
Si direbbe che il sangue non vi scorra.
Rosso non ne traspare. Solo un languido
palpito azzurro sfuma in mezzo al petto.
Vedi come incavato ho il ventre. Incerta
è la curva dei fianchi, ma i ginocchi
e le caviglie e tutte le giunture,
ho scarne e salde come un puro sangue.
Oggi, m’inarco nuda, nel nitore
del bagno bianco e m’inarcherò nuda
domani sopra un letto, se qualcuno
mi prenderà. E un giorno nuda, sola,
stesa supina sotto troppa terra,
starò, quando la morte avrà chiamato.
Palermo, 20 luglio 1929
Sopraggiunge un’aria totale…
Sei poesie da "Il giunco e la statua" (prefazione di Elena Santagata, Vydia, 2024) di Antonella Palermo. Gli oggetti sono sui lettiappesi alle sediesui braccioli del divanosui davanzalie su ogni mensolaai bordi liberi degli scaffalipiccoli regali ricevuti di sera troppo tardiaccessori da scartare dopole medicine di papà morto due anni fa.Una folla temporaneache chiama gli occhia gran voce asciuga le energie rimastein attesa di un ricoveroal riparo dalle polveriprende aria– mi chiedo se...
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