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Il cigno, II
Parigi cambia. Ma niente nella mia malinconia
s’è mosso. Palazzi nuovi, impalcature, pietre,
vecchi sobborghi, tutto per me diventa allegoria;
e i miei cari ricordi pesano come rocce.
Davanti a questo Louvre, un’immagine mi opprime:
penso al mio grande cigno, con i suoi gesti folli,
ridicolo e sublime come gli esuli,
roso da un desiderio senza tregua; e poi a te,
Andromaca, caduta dalle braccia del tuo sposo,
vile preda nelle mani di Pirro superbo,
prostrata in estasi davanti a un cenotafio:
vedova di Ettore, e ora moglie di Eleno.
Penso alla negra, tisica e smagrita:
sciabatta nella melma e cerca, stralunata,
le palme assenti dell’Africa superba
oltre il muro immenso della nebbia.
A chiunque ha perso quel che non si ritrova
mai più; a chi si disseta di pianto
e succhia il seno dell’Angoscia, lupa buona;
agli orfani scarniti come fiori secchi.
Così nella foresta, esilio alla mia mente,
un vecchio Ricordo suona il corno a perdifiato.
Penso ai marinai dimenticati su un’isola,
ai prigionieri, ai vinti… e anche a tanti altri.
(trad. it. di Pierluigi Pellini, da Charles Baudelaire, “Il cigno”, Mucchi, 2022)
Camera sul vuoto
Cinque poesie da "Camera sul vuoto" di Bruno Galluccio (Einaudi, 2022). l’universo potrebbe esser nato dal nullaper una fluttuazione quantistica del vuoto cosmico un evento casuale e improbabile e anche il prevalere di materia su antimateriaun disequilibrio fluttuante di un istante e una lunga catena di combinazioni accidentaliper cui siamo qui ora a formulare congetture * lascio il mio giardino verso l’origine del mio giardinoniente fiori ma solo il nome dei fiorinessuna...
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