Mario Benedetti traduce Benoît Conort. Versioni inedite

da | Giu 24, 2019 | Officina Poesia, Poesia

Benoît Conort, nato nel 1956, premio Mallarmé 1999 per la sua terza raccolta Main de nuit, specialista di P. J. Jouve, è attualmente membro del consiglio d’amministrazione della Maison des écrivains et de la littérature (MéL). Mario Benedetti aveva cominciato a tradurre alcune poesie presenti in rete, avvalendosi della collaborazione di Jean-Charles Vegliante. Queste poche ma intense prove, adesso ritrovate e rilette, sono una preziosa testimonianza di un incontro tra due poetiche.

* * *

1.

Ricorda la sorella piccola andata in ospedale un’ambulanza davanti alla porta la culla vuota
Rimanere lungo disteso non muoversi aspettare aspettare ancora un solo gesto poteva spezzare
……………………………………………………………………………………………[l’azzurro celeste e porcellana
Non aveva capito non lo comprende ancora
“Lei si è fatta assente sotto la pietra nuda del piccolo cimitero”
Nel cortile le grida di bambino stavano ad asciugare su lenzuola troppo bianche
Il sogno continua sogna a rilento e tira il braccio indolenzito
Vorrebbe appoggiare la testa sul ciglio del cammino non reggere più la sua voce come si vive
…………………………………………………………………………………….[nel deserto vorrebbe addormentarsi
Di un sonno fondo pesante
Vorrebbe così tanto le cose che non hanno nome
Così tanto le cose vietate alle parole ingenue
Vorrebbe rinascere che sia lavato quel suo corpo far rotolare la pietra
Alzare il braccio prima di svanire
Trattenere la voce
Ma lo sforzo è troppo grande e l’immensa fatica vortica sul cielo vuoto

(da Pour une île à venir, Gallimard 1988)

***

2.

Prima eri tu ciò che l’amante
Ti faceva divenire di corpo ricominciata?
Solo una fiamma allo stoppino legata?
Tutta una fiamma?

*

La faccia seppellita sotto il terriccio
Il suo grido di braccio rizzato
E le fumee le nebbie
La notte che continua
Avanti
Ove il pugno si richiude su poco terriccio

*

Ho in mente la sua tomba
Spero che sotto la pietra
E le gravi parole
Lui riposi fra i semplici elementi
Ma lui non è sotto la pietra
Cenere lui non è cenere
Lui è disperso
Nel vento che respiro
…………………..è la sua polvere

*

E ancora una volta grido
Corpo divorato da un incubo
Il nodo terribile in gola
E vedo il ciottolo del sangue
Sul marciapiede vomitata
La sua forma di singhiozzo

(da Main de nuit, Champ Vallon 1998)