Quando Madeleine Férat di Èmile Zola uscì in Francia fece scandalo, tanto da esserne interrotta la pubblicazione su “Èvenement” per via delle proteste dei lettori. In Italia era stato tradotto e pubblicato solo con varie sforbiciature fino agli anni ‘30, e poi nel 1993 edulcorato per una collana erotica con il titolo Madeleine Férat. Gli amori proibiti nella Francia dell’Ottocento.
L’opera di Zola del 1868, scritta dopo Thérèse Raquin e prima del ciclo Rougon-Macquart, è stata rivalutata in Francia in tempi recenti e ritradotta in Italia da Riccardo Reim per Elliot. Ne proponiamo un estratto.
‘Madeleine aveva vent’anni. Portava un abito semplicissimo di stoffa grigia guarnito di merletto azzurro; un cappellino rotondo di paglia copriva i suoi bellissimi capelli di un rosso ardente dai riflessi fulvi che si torcevano e si ammassavano in un’enorme crocchia alla sommità della nuca. Era alta e bella, le sue membra agili e forti rivelavano una rara energia. Il viso era particolare. La parte superiore aveva una durezza, una solidità quasi maschili; la fronte alta, le tempie, il naso e gli zigomi davano un’idea della simmetria dell’armatura ossea, donando alla persona la solidità e la freddezza del marmo; in quella maschera severa si aprivano gli occhi, grandi, di un verde grigiastro, che un sorriso passeggero rischiarava di profondi bagliori. La base del viso, invece, era di una delicatezza squisita; le gote avevano una voluttuosa mollezza ai due angoli della bocca, dove si incavavano in due delicate fossette; sotto il mento piccolo e nervoso c’era una morbida curva che proseguiva nella linea del collo; i tratti non erano né tesi né rigidi, ma rotondi, coperti di una serica peluria, e avevano mille piccoli piani flessibili, divenendo in certi punti di una finezza adorabile. Le labbra, un po’ sporgenti e accese, sembravano troppo rosse per quel viso bianco, severo e fanciullesco al tempo stesso.
Quella strana fisionomia, infatti, era un insieme di austerità e di puerilità. Quando la parte in basso dormiva, quando le labbra si stringevano nei momenti di riflessione o di collera, non si scorgevano che la fronte dura, la linea nervosa del naso, gli occhi grigiastri, la maschera solida ed energica. Poi, appena la bocca si schiudeva a un sorriso, tutta la figura sembrava addolcirsi e non si vedevano più che le linee morbide delle gote e del mento. Si sarebbe detto il riso di una bimba nel viso di una donna fatta. La tinta era di un bianco latteo e trasparente, appena colorata di roseo verso le tempie; sotto l’epidermide serica il sangue scorreva, rendendo azzurrina la pelle’.
G.S.
Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).