Un mese fa, Feltrinelli ha raccolto nella sua collana Le Comete tutti i romanzi di Luigi Di Ruscio: Palmiro, Cristi polverizzati e Neve nera, e pure un piccolo racconto: Apprendistato. Scrisse di lui Salvatore Quasimodo, introducendo le sue poesie: «Al marchigiano non importa niente che lo si legga o no; il ritmo sordo e perpendicolare nella forma, nei suoi versi viene da una rigorosa ragione di contenuto» . Proponiamo alcuni estratti del suo lavoro in prosa.
“Aspettavo comete, meteore, segnali celesti di ogni genere, le scritture continuavano a svolgersi tranquillamente nonostante gli orrori consecutivi, chi è nato morirà, lo strazio di essere vivi non è cosa eterna, avviciniamoci tranquillamente alla fine. Sono finiti i maestosi dinosauri, finiranno gli umani. Gli scagliosi dinosauri sembravano essere destinati ad una vita eterna e vennero distrutti. Figuratevelo il destino di questi uomini che diventano sempre più morbidi. Speriamo che siano i gatti a durare più a lungo.”
“C’era la fiera quando la vidi per la prima volta, tutto era a portata di mano e tutto era Nunziata, stava anche a guardare i giornali del chiosco, guardava tutto, guardava i giornali a fumetti delle donne dove tutte le storie d’amore finiscono bene anche se per finire bene Giulietta e Romeo devono risuscitare. Sapeva ridere con gli occhi, sapeva ridere con tutto, mi disse di non scriverle lettere azzurro che non sapeva leggere neppure le bianche, ma se le davo tante cartoline con l’indirizzo già scritto mi avrebbe spedito tante cartoline con tante crocette che le crocette le sa mettere. Ogni volta era meglio della precedente. Anche quando facevo la strada a piedi, la strada non la vedevo, mi aspettava sempre e io l’aspettavo sempre. Andavamo al cinema, ma lo schermo chi lo vedeva, se vedevo lo schermo vedevo solo una grande confusione.”
“Poeta piccolo infinitesimale che ha smesso da poco i pantaloncini corti con poesie grandi e sprocedate, i lettori non vanno certo a cercare le mie poesie io non dovrei andare a cercarli, l’incontro più è casuale e più sarà travolgente, scriverei anche se i lettori diventassero impossibili in un pianeta deserto, poesie sugli avvenimenti più illustri con mezzi della verbalizzazione più adeguati al caos quotidiano, il tutto era scopiazzato dal poeta intestardito a voler rinvigorire l’anima nostra essendo difficili e complicati i nostri rapporto con il mondo, nessuna poesia è definitiva, prego a tutti quelli che hanno letto le miei poesie di far rimanere la cosa segreta […].”
“Amo molto mia moglie, vi racconto un episodio. Giorni fa un’amica di mia moglie ci ha invitato a cena, abbiamo preso l’autobus, abbiamo mangiato, bevuto moderatamente e sentito musica gregoriana, tanto mia moglie e tanto la cara amica sono persone religiose. Eravamo felici e contenti però nella strada del ritorno essendo una notte molto bella come sono belle le notti estive del nord dove mai è completamente notte mia moglie volle fare la via del ritorno a piedi. In una strada da lontano vidi uno che probabilmente con un piede di porco cercava di scardinare la portiera di una macchina. Un ladro molto gentile che appena gli siamo passati vicino smise di giocare con dei fili elettrici e disse a mia moglie se voleva in prestito il piede di porco che a lui non serviva più, mia moglie gentilmente rispose no grazie perché noi non abbiamo l’auto. Insomma, per farla corta mia moglie era convinta non che si trovasse davanti ad un ladro di auto ma davanti ad una persona che avendo persa la chiave della macchina, ha dovuto scassinarla. Facemmo cagnara, mia moglie mi disse che come al solito essendo io italiano sono sempre sospettoso e vedo delle cose il lato peggiore. Mentre baccagliavamo come un fulmine mi venne in testa questo pensiero: Se mia moglie non avesse visto nel sottoscritto tutti gli aspetti migliori anche quelli immaginari mai mi avrebbe sposato e se non avesse creduto a tutte le fandonie che gli ho raccontato avremmo divorziato da anni e se potesse leggere le mie poesie mi avrebbe come minimo escluso dal letto matrimoniale. Per queste considerazioni tante volte la poesia di Leopardi da me tanto amata mi sembra sostanzialmente sbagliata, non bisognerebbe mai stare a levare la speranza alla gente.”
Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).