È arrivata la notizia: «È morto il primo ministro.»
Facciamo una corsa per andare a mostrare il nostro lutto. È una figura pubblica e il suo corpo è messo in vista in modo che tutti gli possano dire addio. La bara è su un palco all’interno di una cappella. Le panche sono posizionate in maniera asimmetrica di fronte all’altare, nel tentativo di far accomodare la folla disordinata. Sono tutti perplessi, perché la bara è vuota.
Invece di riposare in pace, il primo ministro è seduto sugli scalini sotto all’altare, accasciato come un fantoccio. I giornalisti bisbigliano tra loro. Prima di morire è stato trovato con una prostituta transessuale. La sua povera moglie non sapeva che lui avesse queste preferenze.
È flaccido e marroncino, ma una traccia della sua corpulenza è ancora visibile tra le pieghe della pelle. Nonostante sia morto può ancora parlare e muoversi a piccole dosi. Il suo braccio oscilla in avanti mentre alza l’ indice, in segno di supplica. Vuole essere ascoltato.
«Sono qui!»
Nessuno sembra accorgersi del fatto che, nonostante sia morto, è ancora parzialmente vivo.
«Scusi,» dico al primo ministro, «cerchi di capire, non sappiamo come prenderla. Lei è un cadavere, ma si muove.»
Il primo ministro è soddisfatto: «Esatto! Grazie per essersene accorta.»
Lo scuoto per la gioia di aver fatto, una volta tanto, una giusta affermazione.
«Le vorrei ricordare che sono morto,» dice lui, «se mi scuote sarò ancora più morto e non avrò più parole da dire.»
La sua voce è a malapena udibile e ha smesso quasi di muoversi tranne che per alcuni lievi movimenti della testa. Sul suo cranio c’è una grande cicatrice.
«Cos’è successo con la prostituta transessuale, quindi?» chiedo al primo ministro in tono confidenziale, prendendolo per mano.
«Mi piacciono le donne col pisello,» ammette lui.
I giornalisti nella cappella segnano tutto sui loro taccuini: «Finalmente una notizia!»
«E sua moglie? Gira la voce che se la facesse con le minorenni!» urla qualcun altro dalla folla.
«Non importa più, ora. Quando muori neanche ti ricordi di essere sposato.»
La madre, un po’ imbarazzata, si fa avanti e prova a riaccompagnarlo dentro la bara.
La folla seduta sulle panche è pronta per l’inizio della cerimonia. Il primo ministro si sdraia , ma il suo braccio continua ad uscire furtivamente dalla cassa.
«Non preoccupatevi,» dice la madre, «questi sono gli ultimi sprazzi. Ci vorranno anni prima che possa muoversi di nuovo.»
Chiara Barzini è una scrittrice e sceneggiatrice italiana. Ha vissuto e studiato negli Stati Uniti dove ha lavorato come corrispondente per «Vanity Fair», «GQ Italia», «Flair», «Rolling Stone Italia», «XL di Repubblica» e «Marie Claire», pubblicando saggi e articoli su riviste americane come «T:The New York Times Style Magazine», «Vogue», «The Village Voice», «Interview Magazine», «Harper’s» e «Rolling Stone».
E’ autrice della raccolta di racconti Sister Stop Breathing (Calamari Press, 2012) e del romanzo Things That Happened before The Earthquake (Doubleday, 2017), tradotto in italiano come Terremoto (Mondadori, 2017.)