Ogni tanto è un sollievo
Nell’introduzione a Tre matti, Paolo Nori presenta i tre protagonisti scrivendo: «Una cosa bellissima è il fatto che questi signori, il matto di Gogol’, quello di Dostoevskij e quello di Tolstoj non contano niente, non hanno nessuna influenza e ogni tanto è un sollievo, avere a che fare con gente del genere». E i tre racconti raccolti in 160 pagine da Marcos y Marcos: “Le memorie di un pazzo”, “Il sogno di un uomo ridicolo” e “Memorie di un pazzo” possono darci conforto ovunque ci troviamo, perché il libro sembra fatto per entrare nella tasca del cappotto. Tra il matto di Dostoevskij, che maledice il gas perché illumina tutto e parla da solo dandosi consigli su come poggiare bene una candela; il matto di Tolstoj, che quando deve dormire fuori da casa sua sta male per il fatto che la stanza dove deve dormire sia quadrata; e quello di Gogol’, che passa le sue giornate a studiare l’epistolario della cagnolina dell’innamorata, è con lui, il febbrile Aksentij Ivanovic che vorremmo avere a che fare due volte.
Quando arriva il 32 Ms noan, febbraio 349
Il pazzo di Gogol’ è un impiegato di 42 anni, che come attività principale sembra svolga quella di fare la punta alle penne dei suoi superiori e come pensiero fisso ha la figlia del capo, Sophie. La sua storia la leggiamo nel suo diario, che inizia il 3 ottobre di un anno imprecisato – che poi è il 1833 – continua a novembre, arriva presto a dicembre, si trasforma nell’anno 2000, il mese quello di aprile, il giorno 43, e comincia martobre, diventa Madrid, e finisce il 32 di Ms noan, febbraio 349.
Una mattina Aksentij si sveglia tardi e decide di non andare al lavoro. Passeggiando incontra Maggie, la cagnetta di Sophie, e scopre la sua passione: scriversi lettere con la sua migliore amica, la cagnolina Fidèle. Aksentij si sorprende: «Non avevo mai sentito, che i cani sapessero scrivere. Di scrivere bene è capace solo un nobile»; la insegue.
«Cagnette schifose»
A Pietroburgo, nelle lettere nascoste sotto le loro cucce, le cagnoline citano opere tradotte dal tedesco. Si scambiano lunghe ricette su come cucinare più saporite le ossa. Si lamentano delle scelte delle padrone; scrive Maggie: «Cara Fidèle, ancora non riesco ad abituarmi al tuo nome piccolo borghese. Com’è che non sono riusciti a dartene uno più bello?». Si preoccupano delle loro paturnie: Sophie «è sempre molto contenta di poter andare ai balli, anche se quando si veste si arrabbia quasi sempre»; e quando le fissano è perché hanno capito i loro sentimenti. Così leggendo, Aksentij scopre che Sophie è innamorata di un odiato kamer-junker, un gentiluomo di camera.
Le lettere diventano per lui «porcherie», cose che scrivono i farmacisti. E cambia la carta delle sue manie. Legge solo giornali e passa le giornate a letto a riflettere sulle «vicende spagnole». L’idea che una donna – Isabella II per la precisione – possa sedersi sul trono spagnolo, è per lui inconcepibile. Inizia a cucirsi un mantello per presentarsi alla corte dell’imperatore. E come finisce la storia potete inventarla, oppure leggere fino a pagina 70, dove le case azzurreggiano.
Natalia La Terza è nata a Orbetello nel 1990 e vive a Roma. Scrive su Harper's Bazaar Italia, Esquire, Rolling Stone e minima&moralia.