Cinque poesie in anteprima da “Basi” di Paola Di Gennaro, da poco uscito nella collana ‘poetica’ di Industria & Letteratura. Come spiega la nota introduttiva: “è una raccolta di 47 poesie visive che richiamano la forma a doppia elica del dna e 46 brevi prose in forma di nota ad argomento scientifico. Ogni poesia esprime un cromosoma umano, la sua forma e la sua lunghezza: 45 autosomi + le due varianti, maschile e femminile, dei cromosomi sessuali. Tutti i versi centrali delle strofe sono di 20 caratteri, mentre i versi di congiunzione della spirale di dna sono di lunghezza variabile, ma sempre più brevi rispetto a quelli centrali. Di tanto in tanto ci sono errori di codifica. Le poesie-cromosomi sono divise in coppie di alleli di lunghezza solitamente uguale. Gli alleli “a” provano ad essere moderatamente impersonali e universali, gli alleli “b” sono la loro versione più soggettiva e vicina al vissuto dell’autrice. Le prose in nota provano a spiegare alcune di queste cose. Possono essere lette alla fine, come si propone, ma anche prima, o non essere lette affatto”. Non è stato possibile rispettare la grafica dell’originale, ci scusiamo per l’inconveniente.
3.b
Era ancora verde il mondo
intorno meno noi e anche
Vero dire che si stava per
morire per
Amore rotto.
c’era acqua che sembrava
venir giù e sopra e tutt’
intorno, e noi a guardare
senza aria.
non ricordo molto delle
azioni di passaggio quel
luglio di collina; solo
ricordo
scene madri
non le transizioni né il
volto di mia madre e né di
lui le mani. i miei occhi
a voler vedere
e non trovare le parole d
altri nel suo volto. c’è
di certo ancora il vento
l’eco tattile
nella gola
spazi non livellati – sì
lo ricordo così bene. ed
era verde e lo è ora che
amore è intero.
chiedono e chiederanno
ed è vano ogni tentativo
d’esser neutri. prima.
dopo.
ora
è chiedersi se tra pieni
vuoti solchi le tue basi
generino nuove verità
ed evi nuovi.
7.a
posare le forme e il peso
nel momento in cui la sua
visione esatta al tempo
si mostra
stesa
agli occhi. si perdono e
trovano in sonno parole
che vorrebbero essere,
o almeno
cancellate, scomposte
come strade notturne in
città mai raccontate da
nessuno.
a volte
il tempo tace, ma a volte
invece scuote cardini e
tesse trame strane, poi
lascia
cose da pensare su di sé,
non noi. e dicono, sono i
dettagli tutto il male,
tutto
il bene
che possiamo. ed è tutto
vero, e qualche sogno ce
l’ha fatta e no non c’è
d’aver vergogna
a rimanere svegli a dire
a distruggere la morte e
anche la vita, a sperare
a suo dispetto.
12.b
l’azzurro
comincia a fondersi con
argento e luce in curva.
il cielo si è rotto con il
ventre
all’altezza della mira
e il giorno è secco, gli
occhi si abituano a quei
guizzi
di vitamine
al sole. penso a tutte le
cose dei confini a tutti
gli uomini che lasciai a
un imbarco.
le storie rapprese dopo
minuziose emorragie, e
dopo lingue non condivise.
mi hanno
amato
in molti modi, sì. e io ho
amato, tutto. i silenzi
lunghi, e del cuore solo
le mancanze.
i porti le stazioni e gli
aeroporti, e i passanti
che fanno finta d’esser
solidali.
l’argento
l’azzurro e le curve. ho
messo tutto in ordine. il
bianco con il bianco, il
nero con il bianco.
15.b
provo a
dirlo ancora Amo ora che
il verbo è mio e s evapora
la sera insieme, e con la
conta
di sospiri a tempo pance
e occhi. e mi accorgo che
l’amore è somma, e mai di
meno e
mai di più.
i luoghi e gli attimi, e i
verbi, come da sempre. a
pensarci a malapena, le
giornate vivono
di orecchi come talpe. a
poco a poco consumano la
vista e vivono di echi. a
me
almeno
così pare. chiedevano,
la vista o l’udito. ma io
ho sempre detto udito. e
che così non sia.
musica, sì dovrà sapere
che già mi è dentro nelle
spire a cosmico rumore,
in sottofondo.
23.x
e va
ora la conta di tutto ciò
ch’è fatto. costole riso
forme e forze più intere
della storia.
tutto il dolore è niente
tutto esplode com’è nato
si dilata ma poi espulso
torna indietro
e plasma.
guardo nello specchio,
è notte e ho un dolore che
non sente. fuori ridono
e accanto
c’è latteo neon, e cosmo.
poi c’è lei, che è la base
di anima e ogni cosa che
è increata.
respiriamo
insieme, come quando si
era anfibie nella vasca
e d’amore si lacrimava.
dagli occhi
aumentava il calore con
cui galleggiavamo, e al
tempo stesso si era come
tra stelle
siderali avvolte
in pergamene umide. non
c’è nulla da sapere. si
allentano le cellule, e
il verbo viene fuori.