«Attenti all’Italia…»

da | Nov 19, 2024

La Revue de Belles-Lettres, tra le più antiche riviste letterarie francofone, ha dedicato nel suo nuovo numero, uscito in queste settimane, un ampio dossier, intitolato «Ouvertures italiennes», alla poesia italiana contemporanea. Pubblichiamo la traduzione del saggio conclusivo di Francesco Deotto, che ha curato il dossier insieme a Alessio Christen e Anne-Frédérique Schlaepfer.

 

«Attenti all’Italia… L’Italia è nei guai…»[1]. Carlo Bordini (1938-2020), uno dei poeti più lucidi e innovativi della sua generazione, scriveva queste parole nel giugno del 2020, in piena crisi Covid. All’origine di tali «guai» non vi era però unicamente la pandemia. L’Italia è un paese in difficoltà, se non in crisi: una crisi iniziata da molto tempo.

L’Italia in effetti si trova in una situazione complicata dal punto di vista economico e sociale: è un Paese caratterizzato da un’elevato tasso di disoccupazione, da un enorme debito pubblico, da numerose disuguaglianze, da un debole tasso di natalità, da ricorrenti crisi politiche, dalla partenza di molti giovani all’estero, da profonde difficoltà nella gestione dell’immigrazione, da una bassa mobilità sociale, da una corruzione persistente. Nonostante un contesto così difficile, l’Italia rimane un paese caratterizzato anche dall’innovazione, dalla resistenza e dall’apertura. Lo diceva lo stesso Bordini nel testo già citato, osservando che «gli italiani danno il meglio di sé quando sono con le spalle al muro. Quando giocano con un uomo in meno»[2].

Queste osservazioni di carattere generale possono essere applicate anche al mondo della poesia, che ha progressivamente perso il «mandato sociale» che le veniva riconosciuto ancora negli anni Sessanta e Settanta, quando poeti come Montale, Pasolini, Sanguineti, Balestrini e Fortini esercitavano un ruolo importante nell’opinione pubblica. Oggi la poesia contemporanea è praticamente assente dai media, quasi sconosciuta dal grande pubblico, marginale nei dibattiti intellettuali, e quasi introvabile nelle librerie. Sebbene esistano diversi festival e siti web che tentino di aumentarne la visibilità[3], l’attuale insieme dei suoi lettori è quasi limitato ai poeti e ai professionisti della poesia[4].

Non è un caso che «esplosione» e «pluralità» siano tra i termini più utilizzati per descrivere la poesia italiana e italofona contemporanea, a testimonianza della frammentazione e della ricchezza del panorama attuale. L’espressione «astro esploso» è stata coniata dal critico  Alfonso Berardinelli[5]. Dopo essere stata ripresa da Luciano Anceschi[6], influente critico legato alle avanguardie, questa espressione si è presto imposta diventando un luogo comune tra i commentatori. Come osservato nel 2018 da Gianluigi Simonetti, essa permette di descrivere tanto lo stato della poesia negli anni Settanta che il contesto attuale: «è proprio la frantumazione, la deriva plurale, la moltiplicazione delle traiettorie formali il segno unificante di questa lunga stagione di poesia»[7].

L’esplosione e la pluralità, a cui fanno eco le fotografie di Andrea Botto che scandiscono il dossier, sono evidenti non appena si cerchi di avere uno sguardo complessivo sulla poesia italiana. Due antologie che hanno fatto data illustrano questo fenomeno: Parola plurale, pubblicata nel 2005, e Poesie dell’Italia contemporanea, del 2023. Parola plurale è un’opera curata da un gruppo di otto critici letterari che hanno svolto un impressionante lavoro di selezione di sessantaquattro poeti attivi tra la fine del ventesimo secolo e l’inizio del ventunesimo. I poeti inclusi in Poesie dell’Italia contemporanea, antologia curata da Tommaso Di Dio, uno dei poeti presenti nel nostro dossier, costituiscono un insieme ancora più ampio e frammentato: vi sono oltre duecento autori e autrici.

La maggior parte dei testi poetici scritti e pubblicati in italiano si inserisce ancora nella tradizione della poesia lirica. Si tratta spesso di testi che privilegiano la prima persona singolare e nei quali l’autore o l’autrice parla della propria esperienza o della propria visione del mondo. Tuttavia, la poesia sperimentale, già molto presente negli anni Sessanta e Settanta, non è affatto scomparsa. Al contrario, verso la fine degli anni Duemila ha conosciuto un nuovo slancio grazie a un fecondo confronto con autori americani (come i poeti della Langage Poetry e del Flarf) e francesi (in particolare Jean-Marie Gleize, Nathalie Quintane e altri collaboratori della rivista Nioques). Così, è a degli autori «sperimentali» che si deve uno dei libri più influenti degli anni Duemila: Prosa in prosa (2009), un’opera collettiva di sei autori: Gherardo Bortolotti (1972), Alessandro Broggi (1973), Marco Giovenale (1969), Andrea Inglese (1967), Andrea Raos (1968) e Michele Zaffarano (1970). Come indicato dal titolo, questo libro contiene unicamente testi in prosa – accompagnati da testi critici e da una sezione fotografica. Una forma di prosa, descritta successivamente come «non assertiva»[8], che questi autori contrappongono sia alla tradizionale prosa narrativa sia alla «poesia in prosa». Segnaliamo che la coppia concettuale poesia di ricerca (o scrittura di ricerca)/poesia lirica è ricorrente nei dibattiti sulla poesia contemporanea. I poeti sperimentali la utilizzano per sottolineare la distanza che li separa dalla poesia lirica e, in generale, dalla tradizione letteraria, ma i poeti più legati alla tradizione non sono meno categorici quando si tratta di distinguersi dai loro colleghi sperimentali. Va sottolineato tuttavia come molti dei poeti più significativi delle ultime generazioni si collocano in uno spazio intermedio tra questi due poli.

Il caso di Bordini è emblematico, con la sua importanza che è riconosciuta in modo trasversale da critici e poeti di diverse tradizioni. La prima persona singolare, tipica della tradizione lirica, convive con una dimensione metapoetica più tipica dei testi sperimentali. E Bordini non è un caso isolato. A titolo di esempio ricordiamo Mario Benedetti (1955-2020), Antonella Anedda (1955), Gabriele Frasca (1957), Giuliano Mesa (1957-2011), Vito Bonito (1963), Guido Mazzoni (1967), Giovanna Frene (1968), Laura Pugno (1970), Fabiano Alborghetti (1970), Italo Testa (1972), Renata Morresi (1972), Gabriel Del Sarto (1972), Gilda Policastro[9]. Con La pura superficie (2017), Mazzoni si è subito imposto come uno dei più innovativi. L’autore ha lui stesso rilevato come i suoi testi siano stati concepiti come «poesie per adulti»[10], con una forma di prima persona singolare che sfuggirebbe alla tentazione del «poeta fanciullino» che ha a lungo segnato la poesia italiana. Mazzoni ha favorito «l’alternanza tra autobiografia, sogno e discorso saggistico » e «l’oscillazione tra testi lirici e post-poesia»[11]. Bordini, Mazzoni, Benedetti, Anedda, così come gli altri poeti appena citati, sono ormai delle autrici e degli autori inaggirabili nel panorama della poesia italiana e italofona contemporanea. Meriterebbero di essere maggiormente tradotti e studiati, così come diversi poeti più vicini alla tradizione lirica[12].

Nel preparare questo dossier, abbiamo scelto di presentare autori più giovani, nati tra il 1975 e il 1987: Prisca Agustoni (1975), Federico Italiano (1976), Franca Mancinelli (1981), Yari Bernasconi (1982), Laura Di Corcia (1982), Tommaso Di Dio (1982), Carmen Gallo (1983), Maria Borio (1985), Francesco Brancati (1987). Per quanto ciascuno di questi poeti si caratterizzi per un percorso singolare, si possono individuare alcuni tratti comuni: le loro opere non possono essere facilmente classificate con le categorie della poesia lirica o della scrittura di ricerca o “post-poesia”. Questi autori, infatti – come altri importanti poeti della loro generazione[13] – non rinunciano alla prima persona singolare e scrivono regolarmente delle proprie esperienze, senza però mai smettere di esplorare nuove forme di scrittura.

Questi scrittori sono molto attenti ai problemi politici e sociali del mondo contemporaneo. Nei loro testi, che si caratterizzano per uno sguardo disincantato e una forma di speranza, le violenze e le ingiustizie – passate e contemporanee – sono presenti, anche se vengono interrogate ogni volta da un’angolazione diversa. Di Corcia consacra delle poesie a eventi drammatici come la battaglia di Kobane e il bombardamento di Hiroshima; Bernasconi esplora spazi abbandonati, invasi da polvere e macerie (dietro i quali, come è stato giustamente osservato da Fabio Pusterla, c’è comunque una luce, una speranza); le opere di Agustoni sono attraversate dalla crisi ecologica. Quanto a Gallo, l’ultima sezione del suo libro Le fuggitive porta un titolo eloquente (Uscirne vivi), che indica tanto la consapevolezza di trovarsi in un contesto difficile – «i guai» di cui parlava Bordini – quanto la necessità di non scoraggiarsi.

Così, per i poeti del nostro dossier, la poesia – lungi dal ridursi all’espressione dell’interiorità – è inseparabile dalla ricerca di una forma di conoscenza: una conoscenza che può passare per un confronto con la storia, ma anche con la natura (si veda Mancinelli), con la tecnologia (si veda Borio, che si interroga sul fenomeno dei social network)[14], con l’esperienza della sofferenza e della malattia (si veda Brancati) o con diversi luoghi di residenza o di transito (si veda Italiano). Inoltre, in alcune delle loro poesie, Borio e Di Dio si interrogano sulle condizioni che permettono di raggiungere questa forma di conoscenza del mondo, degli altri, di se stessi.

La dimensione internazionale di questi poeti è legata al carattere globalizzato del mondo contemporaneo, che impone di spostarsi per trovare un ambiente di vita e di lavoro più favorevole. Questi autori sono abituati a viaggiare e ad attraversare confini non solo nazionali, ma anche linguistici, letterari e culturali. Molti di loro sono traduttori o ricercatori che hanno studiato e commentato testi di altre lingue: l’inglese per Di Dio, Borio e Gallo, il portoghese e il francese per Agustoni, l’inglese, lo spagnolo e il tedesco per Italiano. Questo lavoro si riflette talvolta nei loro testi poetici. È il caso in particolare di Agustoni e Italiano, che fanno esplicito riferimento a dei poeti che hanno tradotto, come Agota Kristof e Jan Wagner.

In conclusione sottolineiamo i diversi significati possibili del termine «ouvertures» («aperture»): formali e stilistiche in primo luogo, ma anche culturali, storiche e linguistiche e, infine, politiche e sociali. Ultima «ouverture»: sebbene questi autori abbiano già pubblicato opere importanti, non sono che all’inizio del loro percorso poetico. Proponendoli, invitiamo i lettori della Revue de Belles-Lettres a seguire la loro evoluzione e, più in generale, quella della poesia che si scrive in italiano oggi.

 

NOTE:

[1] Carlo Bordini, «Doomsday Clock e realismo», in Poesia, di Luigia Sorrentino. Il primo blog della RAI dedicato alla poesia, https://www.luigiasorrentino.it/2020/06/27/carlo-bordini-3/.

[2] Ibid.

[3] Ricordiamo, a titolo d’esempio, i festival organizzati a Genova (Parole Spalancate), Torino (Metronimìe), Pordenone (Pordenonelegge), Portogruaro (Notturnidiversi), Bologna (Bologna in Lettere et Grisù, Festival di scritture contemporanee), Modena (Poesia Festival), Roma (Ritratti di Poesia), Ancona (La punta della lingua), Pomigliano d’Arco (Flip), San Mauro Castelverde (Festival Prestigiacomo), Seneghe (Cabudanne de sos poetas). Tra i diversi siti web dedicati alla poesia, segnaliamo in particolare Alma Poesia, Argonline, Atelier, Formavera, Inverso, La Balena Bianca, Laboratori Poesia, lay0ut magazine, Le parole e le cose, Nazione Indiana, NiedernGasse, OfficinaPoesia, Strisciarossa.

[4] Si veda Guido Mazzoni, «Sulla storia sociale della poesia contemporanea in Italia», in Ticontre, Teoria Testo Traduzione, 8, 2017, p. 1-26.

[5] Alfonso Berardinelli, «Effetti di deriva», in A. Berardinelli et F. Cordelli, Il pubblico della poesia, Cosenza, Lerici, 1975.

[6] Luciano Anceschi, «Variazione su alcuni equilibri della poesia che san di essere precari», in Il verri, 1, 1976, p. 5-20.

[7] Gianluigi Simonetti, La letteratura circostante. Narrativa e poesia nell’Italia contemporanea, Bologna, Il Mulino, 2018, p. 141.

[8] Per approfondire questa nozione si veda Gian Luca Picconi, La cornice e il testo. Pragmatica della non-assertività, Roma, Tic, 2020. Nel 2015 la rivista Nioques ha dedicato un numero speciale alla poesia sperimentale italiana, con traduzioni in francese di testi della maggior parte degli autori di Prosa in prosa. Per uno sguardo più generale sul vivace e variegato mondo della scrittura sperimentale italiana, si può consultare il sito gammm.org, creato nel 2006 da Marco Sannelli e da quattro dei sei autori di Prosa in prosa: Bortolotti, Broggi, Giovenale e Zaffarano.

[9] Diversi testi di questi autori sono stati tradotti in francese, grazie soprattutto a riviste che hanno dedicato dei numeri speciali alla poesia italiana: come Po&sie nel 2004-2005, Italies nel 2009, Siècle 21 nel 2014, Bacchanales nel 2017. Sui limiti dell’opposizione tra poesia di ricerca e poesia lirica, si veda invece il saggio de Claudia Crocco, «Poesia lirica, poesia di ricerca. Appunti su alcune categorie critiche di questi anni», in L’Ospite Ingrato, 12, 2022, p. 251-267.

[10] Gianluigi Simonetti (ed.), «Mondi e superfici. Un dialogo con Guido Mazzoni», in Nuovi Argomenti, on line, 30 ottore 2017, http://www.nuoviargomenti.net/poesie/mondi-e-superfici-un-dialogo-con-guido-mazzoni/.

[11] Ibid.

[12] Ad esempio Vivian Lamarque (1946), Luciano Cecchinel (1947), Franco Buffoni (1948), Umberto Fiori (1949), Milo De Angelis (1951), Patrizia Valduga (1953), Fabio Pusterla (1957), Valerio Magrelli (1957), Gian Mario Villalta (1959), Antonio Riccardi (1962), Fabio Franzin (1963), Maria Grazia Calandrone (1964).

[13] Per non citare che alcuni significativi poeti della stessa generazione: Gianluca D’Andrea (1976), Massimo Gezzi (1976), Marilena Renda (1976), Gian Maria Annovi (1978), Roberto Cescon (1978), Alessandra Carnaroli (1979), Francesco Targhetta (1980), Mariasole Ariot (1981), Mariagiorgia Ulbar (1981), Luciano Mazziotta (1984), Giulia Rusconi (1984), Maddalena Bergamin (1986), Francesco Terzago (1986), Francesco Maria Tipaldi (1986), Alessandra Corbetta (1988), Marzia D’Amico (1989), Alessandro Anil (1990), Maddalena Lotter (1990), Riccardo Socci (1991), Riccardo Innocenti (1992), Marilina Ciaco (1993), Riccardo Frolloni (1993), Giulia Martini (1993), Antonio Francesco Perozzi (1994).

[14] Segnaliamo che i poeti italiani si interessano sempre più alla fotografia, inserendo fotografie nei loro libri, ma anche utilizzando in quanto “fotografi” l’applicazione Instagram. Per approfondire questo fenomeno: Maria Teresa Carbone (dir.), Che ci faccio qui? Scrittrici e scrittori nell’era della postfotografia, Roma, Italo Svevo, 2022.