“Ironia: un salvavita, suppongo…”. Intervista a Vivian Lamarque

da | Ott 31, 2024

Intervista inedita a Vivian Lamarque, a cura di Maira Zamignan. 

 

1. L’ultima edizione di “Madre d’inverno “è composta da un significativo apparato di varianti che portano a riflettere sullo sviluppo progressivo di diverse delle sue poesie. Ritiene che la sua poesia si possa considerare un processo aperto in evoluzione dinamica?

Non so. Sempre più spesso mi succede, riprendendo in mano una vecchia poesia, soprattutto rileggendola col microfono alle letture, di sentire la necessità di togliere o sostituire una o più parole. Non vorrei che accadesse, vuol dire che la “scolaretta” a suo tempo non ha corretto bene la brutta copia, ha copiato in bella frettolosamente (perché sono sempre in ritardo nella consegna dei libri e quando l’editore mi sollecita presa dall’ansia mi affretto a cercare nel pc le poesie disordinatamente negli anni accumulate: “la gatta frettolosa fa i gattini ciechi”) .

2. Poco tempo fa l’abbiamo vista annunciare il vincitore del Premio Strega Poesia 2024, Stefano Dal Bianco. Tra 2023 e 2024 lei ha vinto numerosi premi. Che cosa hanno significato per lei?

Viva Dal Bianco! Per quanto riguarda me, ero sorpresa. Temevo l’uscita de L’Amore da vecchia, da un paio d’anni ne rimandavo compimento e consegna. Questo perché il penultimo libro, “Madre d’inverno”, aveva ottenuto molti premi e importanti recensioni, e il nuovo lo ritenevo – e ritengo – inferiore. Avevo tanti dubbi, stavo anche per togliere l’intera sezione “Come nel film”, cioè tutte le poesie cinematografiche. Devo a mia figlia Miryam questa inclusione e molti altri consigli e incoraggiamenti a consegnare. Il ritardo comunque si è poi rivelato provvidenziale: come ho saputo solo in seguito, il Premio Strega Poesia, prima edizione, era stato progettato per anni prima, ma poi, causa Covid, era stato rimandato. Fosse stato assegnato nel 2020 non avrei potuto concorrere! Tornando alla sua domanda, dopo la sorpresa per tutta questa pioggia di premi, ho provato gratitudine per quel momento di favorevole “sorte”, una quieta contentezza, e un calore interiore come una stufetta. E credo che questo calore abbia fatto del bene, vegetalmente, a certe mie malmesse radici, come se il “riconoscimento” della critica e del pubblico avesse addirittura leggermente tentato il quasi disegno a matita di un altro genere di “riconoscimento” , quello che il 19 aprile 1946 mi era mancato, visto che sul mio estratto di nascita, alla voce padre, corrisponde la scritta IGNOTO (tra parentesi: dopo una ventina d’anni riuscii a dare nome e cognome a quell’ignoto, lo raggiunsi, gli dissi testualmente “scusi mi hanno detto che lei è mio padre”, lui ribadì per la seconda volta il rifiuto).

3. In una poesia, tratta dalla raccolta “Madre d’inverno”, leggiamo: «preferisco i giorni di pioggia ai giorni di sole e i giorni di sole a quelli di pioggia, preferisco le poesie che si capiscono e quelle che non si capiscono». Sembra che lei tenga a far passare il messaggio di saper cogliere aspetti differenti della vita, diametralmente opposti tra loro. Posso chiederle che cosa crede si collochi al polo negativo?

Non preferisco le persone con gelo, con ghiaccio, di ghiaccio, non preferisco i viventi a sangue freddo, non preferisco i no scandalosi dei potenti a quasi tre quarti delle creature del mondo.

4. Italo Calvino parlava di leggerezza come di un conoscere sé stessi per scrivere – e scriversi – con ironia. L’ironia è una sua dote naturale. Ha qualche consiglio da dare a chi si vuole approcciare alla scrittura utilizzando l’ironia?

Ogni scrittura ha dietro il suo scrittore con la sua credo innata voce. Un baritono non può cantare il repertorio di un tenore. Io già da piccola ero dotata di una certa specie di ironia, un salvavita, suppongo.

5. Il tema della poesia onesta era caro a Umberto Saba e, a mio avviso, rimane attuale. In
uno scenario dove i sistemi e le tecniche sono in continuo mutamento, in un mondo che va verso l’utilizzo dell’intelligenza artificiale, sentiamo ancora un estremo bisogno di una letteratura dell’onestà. In questo panorama così tecnologico, a tratti preoccupante, che cosa può fare la scrittura poetica? 

Tremare, tentare di resistere (e chissà mai che anche da là, da tutto quel mondo nuovo, non possa qualche volta uscire qualcosa che abbia a che fare con la poesia).

6. Esiste un compito del poeta?

Per esempio quello cui lei accennava nella domanda precedente, facendo uso della sabiana parola “onesta”. Ognuno di noi cerchi di fare bene i suoi compiti, come uno scolaretto (non saputello però). Non salveremo il mondo… Ma nemmeno di un grammo? Di un milligrammo?

7. Si ricorda quali sono state le sue prime poesie?

Ho più di un ricordo: in un quaderno ho le poesie che scrissi a dieci anni e in un altro quelle dei sedici anni. Bruttarelle, ma già molto ironiche.

8. William Shakespeare scrisse: «Ride delle cicatrici solo colui che non è mai stato ferito». La accolta “L’amore da vecchia” contiene un testo dal titolo “La cicatrice”, che volge uno sguardo di positività alle ferite del passato. Si ricorda quando l’ha scritta? L’ha composta di getto o è stato necessario rivederla in momenti diversi?

In “Madre d’inverno” c’è anche un’altra poesia-cicatrice, ha però un titolo al plurale: “Le cicatrici”. Ricordo quando ho scritto quella, anni fa, sulla spiaggia guardando le cicatrici sul corpo dei miei amici, ma non ricordo quando ho scritto questa, consulterò le mie disordinatissime scartoffie. Sì, abbastanza di getto, ma recentemente ho modificato un po’ il finale, ho aggiunto un “felice” e una pausa, per illuminare meglio il successivo “quasi”.

9. Lei è stata spesso accostata alla poetessa polacca Wislawa Szymborska. Ci sono aspetti della Szymborska in cui si rivede e altri rispetto ai quali si sente lontana?

Che bellezza quando ogni tanto qualcuno lo pensa. Mi rispecchio in molte sue poesie per quel tocco lieve con cui sfiorare ferite profonde, sia nostre che del mondo. Ma con maggior sangue mi rispecchio in Emily Dickinson, per come viviamo il giardino, la natura, gli innamoramenti, la morte. Irraggiungibile Emily. Mi consolo col quasi raggiungimento della sua altezza in centimetri. Se non ho fatto male i calcoli (l’equivalenza piedi/cm) lei era alta 1.52 e io, un tempo 1.58, poi con l’età 1.57, 56, 55… quasi quasi ci sono…

10. Cosa sta leggendo Vivian Lamarque in questo periodo?

La recente ristampa di un’opera teatrale di Flaiano del 1946: “La guerra spiegata ai poveri”. Dice il Presidente: “dichiarata questa guerra non abbiamo adesso che uno scopo, vincerla o, perlomeno, continuarla”.

11. Potrebbe anticiparci se prossimamente ci sarà qualche nuovo progetto che la riguarda?

Nel 2025, 150 anni dalla nascita di Jung, la Mondadori raccoglierà in un unico volume i tre titoli dedicati al mio junghiano Dott. B.M.: “Il signore d’oro”, “Il signore degli spaventati” e “Poesie dando del lei” (con anche alcuni inediti).