L’esposizione

da | Ago 16, 2024

Quattro poesie da “Oracle Smoke Machine” di Christianne Goodwin, nella traduzione inedita di Stefano Bottero.

 

L’ESPOSIZIONE

A un certo punto sulla statale
il cielo partorisce un Rothko
rossoarancio intenso, ombreggiato
dal parabrezza in blu.

A quel punto abbassi il finestrino,
ti sporgi verso le ultime luci,
talloni un pickup arrugginito
finché non tocchi le bande sonore.

Sopra di te il pigmento sprofonda.
Il cielo curva e trapassa le tele, 
i segnali luminosi sono didascalie museali
ogni città sorvolata, un Rothko a suo nome.

Tagli per gallerie intitolate
ai cartelloni che scorrono.
Chi lo sapeva che Cracker Barrel
fosse un mercante d’arte.

Mentre corri
al cuore della n. 6
«Do You Know JESUS?»
si alza dagli alberi.

 

PRIME PAROLE

Ti chiedo da quanto sta nevicando
non l’ho notato fino ad ora –
mi ero rintanata in Dracula
edizione illustrata
distesa sul grembo.

Nel primo capitolo i presagi
arrivano come parole ungheresi.
Ördög−diavolo, pokol−inferno,
pokol indimenticabile
perché pók significa ragno
come una battuta alla Great Awakening:
un ragno appeso sopra l’inferno.

L’Ördög era un bar
dove andavamo a Budapest.
In quegli anni insegnavo
storia ungherese, prima di poter ordinare anche solo una birra
avevo imparato a dire guerra, occupazione, invasione

Chiamo un’amica dalla Transilvania.
Mi dice devo parlare piano – c’è
un uomo – come dite voi – un rifugiato?
che dorme sul divano-letto.

Riesci a crederci?
non gli è piaciuto il pogácsa
che ho comprato ride
mi è capitato uno schizzinoso!

Fuori la neve scende grigia
come il manto di un lupo –

dolcemente adesso,
come una cenere lenta, alla deriva.

 

LEZIONI DI RUSSO

A lezione
le desinenze dell’aggettivo
slittano su quelle del sostantivo

Mo-ya
star-sha-ya
ses-tra

ma da una finestra a Plymouth
nessun suono del genere,

solo doccia esterna,
quattro porte.

Mentre aspetto mia sorella
per dondolare sul vialetto
decido con calma per la finestra invernale
invece della camminata sulla spiaggia.

E perché non scandole stagionate
o litorale acceso
del tutto increspato, sgusciato?

 

BAMBINO INCANTATO

Cianotipie su piastrelle, fischio della caffettiera
tu, con i pastelli in mano, canti tra te e te.

La melodia si mischia con la lavatrice, il traffico
richiama la musica della nostra cerchia

fronte aggrottata, piccoli pugni, i tuoi scarabocchi minuziosi
formano gallerie strette – forse, verso mondi selvatici.

Per quanto ne so, aprendo portali per altreterre
la tua canzone di calci fluttuanti – pedaggio per la cortina.

Mi racconti storie che
in qualche modo suonano come ricordi.