In anteprima da “Con parole remote” di Giancarlo Pontiggia, da poco uscito per Vallecchi, pubblichiamo quattro poesie.
TEMPI, CHE STABILITE I COMANDI SULLE COSE
Tempi,
che stabilite i comandi sulle cose
con queste parole
e non altre,
dette nel cuore di un’estate
compiute, ripetute e celate
sopra la terra e in ogni stagione
restituitemi
salvo e incolume
nel senso che do alle mie parole
in quel senso solitario con cui voglio
che vengano dette,
ascoltate e pensate
e per voi
tra i lari delle stanze e dei giardini
tra gli spigoli del mondo
PENSO L’ESTREMO DEL FRAMMENTO
1
Dispongo la rosa accesa di scuro,
di un perso
fuoco lontano; il tavolo ronza; io
rispondo alle vostre fiamme,
dico
2
Interrompo ogni verso, sono
a un passo da voi, rose
di un’altra tenebra.
Con gli occhi chiusi,
penso a ciò che eravate
3
Canto parole civili
e vaste nubi,
l’ombra del tempo che si oscura,
giardini
4
Penso l’estremo del frammento
con animo umile, devoto.
Pronuncio versi semplici,
incisi in legno di olmo.
Voglio credere nel loro senso,
nel loro silenzio di polvere.
5
Vengo qui, da voi, come in sogno
deponendo orme invisibili
POESIA/BOSCO/CUORE/OH
1
Fiamme-cuore: terra: madre ombrosa!
Sono per voi queste rime di un suono
più intimo, are
celate in una scura
cetra.
E posso dire speco, antro, natura
(oh, generose, per amor mio, mie Eco)
nomi, e non suoni solo, marghi
fioriti di una poesia che è sposa,
non pietra.
Enigmi quieti di una polvere
che non acceca: ombre, ore, orni
di un bosco più remoto: siete
alla sua soglia leggera, in un tempo forte,
che non dispera.
LUMINA
Il Cane
appeso alla pianura
azzurra,
brucia come una torcia
bastano pochi suoni, nella fissa
meridiana della luce, perché
si sgrani in polvere di pomeriggi
e si arrivi
a una sera inchiodata
sulla tavola baluginosa del cielo, farfalla
maculata che brilla, brilla
nel fermo delle ore
Ricomponi gli sciami,
riconduci i passi
il sibilo stridulo
delle sere
invocate
strade
d’o
ro