(“Guardare” è una rubrica che propone poesie inedite scritte da ventenni e trentenni e che prova a raccontare il nostro momento storico dal punto di vista del loro immaginario. Questo percorso ci accompagnerà nei prossimi mesi con un’uscita ogni due settimane. Tessera dopo tessera si configurerà un mosaico in cui speriamo emergano interrogativi, chiavi di volta e genealogie di un tempo che muta velocemente, lascia disorientati, ma chiede anche nuove e autentiche forme del guardare. Nella ottava uscita cinque inediti di Lorenzo Mari, nato a Mantova nel 1984.)
Eumeo di Pietramala?
Chiede, ma la città è un’altra,
non conosce creta, selenite,
arenaria. La credevano immensa,
ma non sapevano fino a che punto:
parlavano sempre e comunque
in contrappunto
un biascico di pastori – come sempre
dicendo chiedendo facendo
il verso a chi lo sapeva
fare; imitando, nella mancanza
di convinzione: facendolo
con qualsiasi asserzione
per la resistenza
e dunque:
parlando di
belando di
me.
Be’.
*
Eumeo di Pietramala?
Brucia nei tramonti, brucia
tutto. I telefoni, i social, gli algoritmi,
i qr code, il machine learning, bruciano
i pastori. Bene, bruciano
stupendamente, bruciano
be’. Bruciano
me.
*
Eumeo di Pietramala?
Ei dovea a ogni modo parlar
di Firenze. O di Bologna.
I democratici, o i democristiani,
proprio come gli altri, sempre gli altri:
comunisti
molto peggio degli unni. Devastazione
cellulare, e io non avrò da temere
la democrazia in sé ma la democrazia
– be’ –
dentro di me.
*
Eumeo non può più stare
qui, all’ombra di un dolore:
sceglie il vento, sceglie il fuoco,
dice che non ha niente. Oppure
che ha poco. Non sa proprio
dove stare,
forse lui lo sa
che coss’è l’amore.
E non smette di cantare, a suo modo:
Beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
Perché se non c’è altro da me
è Babele, lui –
la bela, lui.
Beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
D’altra parte niente mela, lei:
ma la
pergamena:
di pietra – mala
lei.
Meeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
*
Capre sul crinale appenninico guardano morsicandosi le zampe verso un piccolo villaggio della Corsica.
Tornare, oh sì, in contrappunto
alla fase centrale
del fuoco. Perché poco, be’,
se non c’è
me
per dire
Eumeo – poco
sicuramente
pochissimo
non è.
Me.
Ma noi.
E non smette di cantare, a suo modo:
Beeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee