Cinque testi da “Rivelerò io cosa dire di me” di Walt Whitman – “Calamus”, nuova versione integrale tradotta e curata da Diego Bertelli – da poco uscito per Marcos y Marcos.
A UN MIO NUOVO AMMIRATORE PERSONALE.
Fai attenzione – potrei essere molto diverso da quello che pensi;
pensi di trovare in me il tuo ideale?
Pensi che sia così facile poter essere il mio amante, e io il tuo?
Pensi che sarò affidabile e fedele?
Hai fiducia nel mio modo di fare paziente e gentile? Pensi davvero di compiere un passo concreto
verso un uomo concretamente coraggioso?
Non ti sorge il dubbio, o sognatore, che tutto sia maya, illusione?
Lascia che la saggezza del serpente ti sussurri all’orecchio in quanti hanno creduto nella medesima
cosa in cui tu credi,
in quanti hanno pensato intensamente a quella cosa, come fai tu, per poi essere delusi.
*
A UNA PERSONA SCONOSCIUTA.
Persona sconosciuta, passi e non lo sai con quale desiderio io ti guardi,
devi essere colui che cercavo, o colei che cercavo,
con te devo da qualche parte aver vissuto una vita felice,
mi torna tutto in mente ora che quasi ci sfioriamo, fluidi, affettuosi, candidi, adulti,
crescendo con me, sei stato un ragazzo con me, una ragazza con me,
ho mangiato con te, e dormito con te – il tuo corpo non è stato più soltanto tuo né il mio
soltanto mio,
mi dai il piacere degli occhi, del volto, della carne, passandoci a fianco, tu dalla mia barba, dal
petto, dalle mani, ricevilo in cambio,
ma non ti parlerò – ti penserò quando siedo da solo, o la notte quando da solo non dormo, ti
aspetterò – perché lo so, dovrò incontrarti ancora,
sarò attentissimo a non perderti.
*
In un sogno ho sognato una città dove tutti gli uomini erano come fratelli,
li ho visti amarsi teneramente gli uni con gli altri – li ho visti, erano in molti, camminare dandosi
la mano;
ho sognato che era la città di amici vigorosi – niente era più grande del loro amore maschile –
governava il resto,
lo si vedeva continuamente nei gesti degli uomini di quella città, e in tutti i loro sguardi, nelle
parole.
*
A ricordarmi cosa, pensi, serve la penna che ho preso?
Non certo il battello maestoso, perfettamente modellato, che oggi è arrivato a vele spiegate, né lo
splendore del giorno trascorso; né quello della notte che mi avvolge; né la gloria e lo
sviluppo della grande città che cresce intorno a me.
È la coppia di uomini che ho visto oggi sul molo, in mezzo a tanta gente, che separandosi si
separava come fanno i cari amici,
chi restava abbracciava forte l’altro e lo baciava con passione, mentre quello che partiva lo
stringeva fra le braccia perché stesse insieme a lui.
*
A COLUI CHE CAPIRÀ.
In mezzo agli uomini e alle donne di ogni tempo so che tu mi scegli per qualche segno segreto,
divino,
tu che nessun altro – un genitore, una moglie, un marito, un amico, reputi più caro e vicino di me.–
Alcuni hanno dubbi – ma tu non hai dubbi – sai che sono io.
Amore mio, mio eguale! Quello che intendevo è che dovresti scoprire chi sono più lievemente, per
le mie contraddizioni,
e io, quando ti incontro, ho voglia di scoprire chi sei tu allo stesso modo.