“Guardare” è una rubrica che propone poesie inedite scritte da ventenni e trentenni e che prova a raccontare il nostro momento storico dal punto di vista del loro immaginario. Questo percorso ci accompagnerà nei prossimi mesi con un’uscita ogni due settimane. Tessera dopo tessera si configurerà un mosaico in cui speriamo emergano interrogativi, chiavi di volta e genealogie di un tempo che muta velocemente, lascia disorientati, ma chiede anche nuove e autentiche forme del guardare. Nella seconda uscita due estratti da un poemetto di Marzia D’Amico (non è stato possibile rispettare sempre la grafia dell’originale, ci scusiamo), nata a Roma nel 1989.
Le parole arrivarono a toccarla
fuor di metafora
sì – si domandò
e se Elettra si facesse
ANTIGONE?
(non c’era pubblico più disattento)
Se siamo materia naturale
ma la nostra densità è fluida
come possiamo essere ontologicamente due
duali ––– affermativi. Sì. Si domandò.
Del rancido rancio da anziani
pappette e polpette
Del dire e non fare
del corpo inneggiato DOLORANTE
ASSENTE
S P A V E N T O S O
nella sua improvvisa e imprimante fragilità
esposta alle intemperie
al centro vertiginoso
alla centrifuga in corso d’opera
L’OPUS – homo homini LUPUS
LA MALATTIA
i nervi fragili i muscoli deboli
le gambe molli il respiro corto
le braccia stanche gli occhi
a mezz’asta : una bandiera
a lutto
restava tutto il giorno a letto
occhi chiusi per non soffrire il mondo non impartire
sofferenza a tramare modi di esistenza
*
Dell’odore di sigarette spente fumate fino al filtro
dai posaceneri tredici sparsi per la casa (li aveva memorizzati)
di questo corpo proprio questo e non un altro
tutto raucedine e naso chiuso, tutto dolori sparsi e
indescrivibili
che roba infame che infinitezza e quanta
quanta stanchezza
ragazzə laser mano delicata appuntava tutto mentalmente a partire
dallo sfacelo azzurro
della moka nuova
di marca
ragazzə laser
rumori fuori scena
di passeggiata chiassose
delle amiche scordate
dalla punta alla riva
Fu una cosa tipo mandare a memoria
dire a cuore
cominciò a cantare anche se la voce si intruppava
zuppa di pianto in cerca di assenso
MA QUALE SENSO al massimo disse sì
si disse dare il massimo andare al massimo sì
disse si tratta di sen si ti vi tà
una parola amica
per finta
con la telecamera accesa
notte e giorno
senza audio
video a volte
luce lampeggiante
verde
verde
verde
rosso
verde
una difficoltà
incongruenza
sale l’ansia
SALE
SALE vende tutto insapora sale
le lingue si fecero una ma muta
le sibilanti uscirono incappucciate
si incastonarono ai denti le dentali
la enne palatale come al n-ord ma solo un certo
no rd
nessuna
direzione corretta
diretta
comportamento
comportante
azione
NON LA ASCOLTAVA NESSUNO RAGAZZA LASER CHE URLAVA ZITTA ZITTA
Pensò fosse un problema di frequenze
cominciò a guardare agli uccelli e ai cani
agli esseri animali non umani
cominciò a pensare di parlare con loro
per loro sembrava avere un senso
era solo un inganno della sua fantasia la comunicazione verbale
quella si era E S A U R I T A
spazientita prese a fare cerchi nell’acqua
e altre forme su terra
con un ramo secco
con le pietre raccolte
con le foglie morte ancora utili
per tenere il segno tra le pagine