A questo punto smetti
dice l’ombra.
T’ho accompagnato in guerra e in pace e anche
nell’intermedio,
sono stata per te l’esaltazione e il tedio,
t’ho insufflato virtù che non possiedi,
vizi che non avevi. Se ora mi stacco
da te non avrai pena, sarai lieve
più delle foglie, mobile come il vento.
Devo alzare la maschera, io sono il tuo pensiero,
sono il tuo in-necessario, l’inutile tua scorza.
A questo punto smetti, strappati dal mio fiato
e cammina nel cielo come un razzo.
C’è ancora qualche lume all’orizzonte
e chi lo vede non è un pazzo, è solo
un uomo e tu intendevi di non esserlo
per amore di un’ombra. T’ho ingannato
ma ora ti dico a questo punto smetti.
Il tuo peggio e il tuo meglio non t’appartengono
e per quello che avrai puoi fare a meno
di un’ombra. A questo punto
guarda con i tuoi occhi e anche senz’occhi.
(da “Diario del ’71 e ’72”, 1973)
Eugenio Montale (Genova, 1896 - Milano, 1981) è considerato il più importante poeta italiano del Novecento, premio Nobel per la letteratura nel 1975. La sua opera poetiche si può dividere in due stagioni: la prima comprende le raccolta Ossi di Seppia (1925), Le occasioni (1939) e La bufera e altro (1956); la seconda, Satura (1971), Diario del '71 e del '72 (1973), Quaderno dei quattro anni (1977), Altri versi (1980), seguite da Diario Postumo (1996). Tra le sue opere in prosa, Farfalla di Dinard (1956), Auto da fè (1966), Fuori di casa (1969), gli scritti di Sulla poesia (1976) e i brani di critica musicale, raccolti nei Meridiani Il secondo mestiere. Arte, musica, società e Il secondo mestiere. Prose 1920-1979, a cura di Giorgio Zampa (1996).