Come deve farsi esile, minuta la vita
nel filo scabro di un rigo di poesia
non come una giovinetta tuffarsi
ma assottigliarsi fino a sparirsi
a tradirsi, non il collo maudit
di Ade che ride sotto il cappello
ma un’ode minore, minima, un soffio
eppure una gabbia per le tue movenze
di felino domestico, pulcino danzante, elegante
non chiedermi più, accontentati
la metamorfosi delle tue forme leggiadre
mima, perdonami: è mimesis anch’io.
(da “Il rumore bianco”, 1982)