Le spente lingue

da | Ago 2, 2022

Dieci poesie inedite.

 

(“le spente / lingue” –
Leopardi, Ad Angelo Mai)


L’aria è piena di piume
ovvero di neve
annota Erodoto
parlando del clima degli Sciti.
Miopi per fitta leggerezza
non avevano un termine
per designare la neve
e nella privazione
giunsero a un’immagine
che dalle Storie si deposita
sull’atlante delle lingue.
 

*

  
“Naevia lux”, inquit, “Naevia lumen, ave”.
Nevia come Lolita,
Nevia sillaba di lume e neve,
Ave Nevia, Biancaneve.
Rufo scrisse sdolcinato.

 

*

Vino dolce spruzzato di neve
ha detto Domiziano
dominus et deus.

Lo scultore lavorò su un cadavere smembrato
e ricomposto. Il morto imballato
ebbe il suo posto tra altri.
Lo scempio in vista per i passanti
che salivano al Campidoglio
e guardavano di soppiatto quelle carni.

 

*

Storici colpevoli d’amore
hanno imbrattato le carte di sospiri
per una delle due fazioni.
Dimenticate questo genere di cose
se cercate l’onestà.

 

*

Flavio era il titolo dei sovrani,
biondeggiante spiga di grano
nella brumosa Storia dei Longobardi
dove tra l’altro si legge di un diluvio
da Venezia alla Liguria, miracoli,
draghi, fioritura delle arti liberali
e sepolture sotto scale.

 

***

L’archeologia confluisce nella cromatica,
rilegge il nome egizio del Mediterraneo
dentro stanze sommerse: Grande Verde.
Viene da pensare a una prateria d’acqua,
un’erba senza terra, una vela nel verde.

 

*

Babelico l’esercito di Cartagine
non ha interpreti che ripetano
la stessa arringa in diverse lingue.
Mercenari di diversa provenienza
ne riempivano le file e la rivolta
fu doppiata dai malintesi.
Una pentecoste al contrario li divise.

 

*

Fu un geografo tedesco
a coniare nel secolo decimonono
il nome frusciante
di remoti commerci
(via della seta
o Seidenstrasse)
per variopinti eldoradi
e musicali mercanti
che solcavano il continente
in una scia di lapislazzuli.

 

***

Tenersi lontano dal fiume infernale
era il monito dell’oracolo. Fu seguito
con diverse accortezze, finché un soldato nel guado
non chiamò Acheronte quel torrente.
Il dardo sibilò, il monito era esatto.

 

*

Appena un paragrafo per il fico Ruminale
negli Annali di Tacito, il fico che seccò e rifiorì.
Anche Machado scrisse di un olmo secco
e poi ringemmato.