Quattro poesie in anteprima da “Appunti per un incendio dell’occhio” di Marco Corsi, appena uscito per “I Quaderni della Collana” di Stampa2009.
TANTUM ERGO
Spesso ci siamo interrogati
sulla docile sostanza del mondo,
sulla diversa percezione del freddo
al cambio di stagione, e quindi
sulle formule perfette che esprimono
il nostro disappunto per la vita.
Intanto, il serpente è soggetto alla muta,
gli uccelli del cielo ingrossano
il piumaggio, in terra ogni cosa
giunge a segreto compimento:
presta l’ignoto supplemento
ad ogni difetto della mente
e intorno è tutta luce.
SINDROME DELL’ARTO FANTASMA
Ho inteso da sempre interrogarti
– per il bene dei tuoi occhi –
su tutti i luoghi dell’assenza
dove conduci con passo felpato
le piccole gioie estorte al buio:
una coda di lucertola, il filo di juta
del tiragraffi, brandelli d’acqua
e carne gelatinosa. Ora
in lieve tremito d’ansia
zompetti adagio in ingresso
se qualcuno ti avvicina,
oppure rivolgi su tre zampe
l’ordine del tempo
nella massa di pelo
sinuosa: sua gattità,
il signore del mondo.
SANTERIA (I)
Non hanno amato abbastanza e moriranno
per sempre nel ricordo questi occhi neri
di gallina, senza più luce, inamidati,
stretti fra le mani della maga
che le tolse il potere della vita
al centro di una chiesa brulla.
Con metodica furia raspava
un miscuglio di alcol e cola
fra candele di cera sottile.
Ormai rigonfi, sotto al peltro,
leggermente vacui nell’espressione
altri due occhi ci guardano invano
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SANTERIA (II)
Sul balcone dove era nato
per amore dei cavalieri del re
un fiore di gelso o di melo
tutto allevato nella luce
da qualche infermiera di passo,
si crogiola al sole
nel suo albume di panna
la figlia del santo innominato.
E intorno le schiere degli angeli
fanno festa con fanfare
per ciò che ancora resta
della vita, come una fiaba
oppure un’antica leggenda
della guerra mai e mai finita
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