Amore e morte

da | Mar 18, 2022

Cinque poesie in anteprima da “Amore e morte” (Poesie nuove e scelte) di Moira Egan, traduzione dall’originale inglese di Damiano Abeni, appena uscito per Tlon edizioni.

 

AMORE & MORTE

Ripensandoci, presupponevo amore,
credo. Quantomeno, sentivo un soffio di morte
ogni volta che lei se ne andava. La sua teoria: il sesso
è l’unica via verso la verità. Filosofia,
religione, fisica – gli altri
percorsi tradizionali – tutto sbagliato. Solo la poesia

ci andava vicino, ma chi riesce a vivere di poesia?
Troppo, troppo dolce, anche se si può imparare l’amore
per lei, e respirarla, mangiarla come un bon bon. Ma altre
sostanze nutrienti sono necessarie: la morte
scaturisce da questa monotonia. (La sua filosofia,
fine tessitura, mai raffinata quanto il suo fare sesso.)

Ed è stato, dopo tutto, il puro sesso
candido tra noi che mi ha spinto alla poesia.
Come spiegare altrimenti la sfrontata filosofia,
la teleologia della carne oltre l’amore,
l’ontologia del sesso che può portare a morte?
E le abbiamo sentite tutti le storie di altri

che davvero ne sono morti: l’altro
diventa il sé, il sesso
che ci lega, mani e piedi. La piccola morte
ti artiglia la gola, il tuo urlo è poesia:
misterioso tuo manifestarsi che ho imparato ad amare.
“Non leggerò mai più filosofia.”

Ti ho abbracciata, e anche la tua strana filosofia,
e, abbandonando tutte le altre
mi sono convertito e ti ho detto del mio amore.
Che tu chiami puramente sesso.
C’è conforto nella Poesia?
In quel momento bramavo Morte.

O no? Tu vieni come la Morte,
adorna di nero, e i miei libri di filosofia
li bruci. Pallide labbra ancora immusonite di poesia,
mi dici, certo, che io non ero solo un altro
tra i tanti e, certo, ti credevo: te ne sei andata perché il sesso
lo si sentiva tanto che faceva male quasi come l’amore.

L’ultima volta che abbiamo fatto l’amore hai lasciato un’altra
cicatrice. E la filosofia la sento simile alla morte,
e non riesco a trovare alcuna poesia nel sesso.

 

 

CUORI & SASSI

per Coleman Hough

Ho un’amica che colleziona sassi a forma di cuore:
li raccoglie dal nulla, catturando il bagliore
e scintillio di quel dono, terra che offre quei
doni ctonii di San Valentino solo a lei.
Marmo, cristallo, fossili, quarzo, arenaria –
la sua ampia collezione copre un’era glaciale intera.
Si dice che i collezionisti tentino di colmare
una cavità interiore, una tremenda perdita originaria.
Se è così, le vorrei dire che ciascuno
ha spazi vuoti, orribili cicatrici.
Perfino la terra si accresce a strati,
e quella forza crea sia le gemme che i graniti.
E se quei sassi-cuore riflettono ciò che ha nel costato,
le voglio dire che ogni cuore è pietrificato.

 

 

LUCY: BPM 37093

per Lucy Rosenthal

 

Gli astronomi avevano sempre teorizzato
che, una volta consumato il carburante atomico,
il cuore di carbonio di una stella morta si sarebbe cristallizzato.
E adesso ne hanno la prova: un gioiello cosmico,
dieci milioni di miliardi di miliardi di miliardi di carati
di diamanti in cielo – sì come nella famosa song,
e gli abissi della nana bianca una volta sismografati,
hanno cantato di rimando, risuonando come un gong.

È questo che sentivo tutte quelle
notti che camminavo per ascoltare le stelle?
Proprio la musica di Lucy, un’armonia dai firmamenti
che si faceva strada nel mio cuore di carbonio?
Mi piace pensare che i cuori bruciati delle stelle
cantino per noi, anche se anni luce distanti.

 

 

UNDERWOOD

“Tuttavia, la donna non è poeta;
è una musa o non è niente.”
Robert Graves, La Dea Bianca

 

C’è stato silenzio
per troppo tempo, quindi trascino il dannato
aggeggio su dal seminterrato. È pesante
ma sono forte, bambina accidentale;
inchiodo dritto e lancio preciso
come ogni destro ragazzo che conosci.

Alcuni travagli sono più duri. Immagina
di esplodere, armata di tutto punto, dal cranio di tuo padre,
o sorgere, partenogenica, da schiuma
e sperma. Il taglio della tua prosa –
o dei tuoi zigomi –
può dirti da dove vieni?

Alcune ragazze imparano presto
cosa è sacro, dai sacerdoti
o dalle favole, il clack

e lo schiocco di una macchina da scrivere, che sale.
Nero, compatto e magico, sta
sulla mia scrivania ora. Queste sono le mie poesie,
pistillo, stame, sangue e lividi.

Per favore non dare per scontato
che sono qui per il tuo divertimento.
Mi dipingerò le unghie con Vamp,
Innocence o Siren, e le terrò corte
per battere sui tasti, ma affilate
per far rizzare il pelo sulla schiena
o scuoiare la pergamena dalle spalle
all’amante-palinsesto.

 

 

GHAZAL: LUNA

Neal Armstrong ballonzolava e blaterava sulla luna.
Il mio settimo compleanno a guardare la luna.

Rovina nelle rune, scordata, “Sono quasi svenuta”.
Cosa significa essere governata dalla luna?

Cera bianca sparata nel cielo nero-blu,
pelle liscia, musica che piace, piena la luna.

“Esci e lievita e fatti fiume verso l’oblio”,
una donna infeconda contempla la luna.

I Fori illuminati come discoteca: verde, rosso, blu.
Oltre gli archi del Colosseo, la scimitarra della luna.

Lunatiche opalescenti, pluri-tatuate,
le sorelle selenotrope lodano la luna.

Luna Vecchia, della Neve, Linfa, Erba, Latte, Rosa, del Tuono, Luna
del Mais Verde, della Frutta, del Raccolto, Gelo, Lunga Notte, Luna.

In una poesia scritta in greco, il mare
è inargentato, scheggiato: dita di luna.

Mentre Lei lieta è assisa in trono,
torpidi amanti, spirito spezzato, piangono alla luna.

Luna del Lupo, Verme, della Neve, Rosa, Fiore, Fragola, Luna
del Corvo, Mais, Raccolto, Cacciatore, Castoro, del Freddo, Luna.

Una lunula perfetta di burro irlandese.
Un lago di onice ondosa, rispecchiata luna.

“Non è la luna, credimi”.
Ma invece sì, lo è, sempre, è la luna.