Le poesie che seguono fanno parte della raccolta di Marco Rinaldi che è arrivata terza alla prima edizione del Premio Nuovi Argomenti nel 2021. Il premio è dedicato a racconti e poesie inedite, i cui primi classificati vengono pubblicati sul cartaceo della rivista, come potete leggere nel numero di gennaio-aprile 2022. Partendo dal terzo classificato, questa settimana la rubrica “Officina Poesia” proporrà una scelta di testi dei tre finalisti. Maggiori informazioni sul Premio qui: Premio Nuovi Argomenti | Premio letterario riservato a racconti e poesie inedite
l’altro giorno cielo azzurro occhiali da sole fumo passivo
per le strade scioperi generali tamburi e lacrimogeni
se tagliassi il mio corpo vedresti tre lunghi anelli concentrici
e certo qualche tuo vecchio fermaglio
a me sembra di essere un senzapatria
nel mentre tu parli di colloqui e altre strane sostanze
io annuendo non ascolto
con il tempo dimentico i linguaggi del corpo
ma ricordo tutte le parole cattive che mi hai detto
a me sembra di essere un senzapatria
tamburi e capiclan discreti alzano la voce
sogno oceanici cortei sordomuti e clacson scarichi
presto sosterrò un altro paio di conversazioni intercontinentali
dai tetti di fronte i rifugiati mi fanno ciao con la mano
a me sembra di essere un senzapatria
*
da qualche parte a nord di grenoble
lentamente il nostro dopoguerra si consuma
solitario tu asciughi lacrime con pane nero
la mia cena guarda il soffitto
voi date la colpa al fuso orario
mentre pensate all’ultimo giorno in cui siete stati felici.
Felici per davvero, intendo.
Felici nel vero, sconosciuto senso della parola.
Quel tipo di felicità dove sai che non devi dire niente
perché il vostro silenzio riempiva tutti i vuoti
ogni singolo, minuscolo vuoto pneumatico
da qualche parte a sud di grenoble
*
(per agota kristof)
Torno a un punto di partenza
i chiodi dalle tasche
non li togli apposta
non sai quanto
io li senta nella testa
è finito il grano il riso il calore umano
se prendo precauzioni mi consumo
una candela che non sai soffiare
credevo la tua lettera A
fosse una lettera A
invece era una lingua diversa
una spirale con i denti
capello bianco
mio padre che ride nell’altra stanza
per una frase di mia madre
il suo tappeto nuovo per la mia casa
io che lascio un altro lavoro
se mi dici “ricomincia da capo”
perdo sangue dai millimetri tra i denti
vorrei un dito di mio padre da portare sempre con me
eppure penso
e se poi non mi basta
e se poi, con tutti quei chiodi nelle tasche,
faccio tanto male
Immagine: Art & Language, HOSTAGE, 2022.