Cinque poesie del poeta e filosofo siriano Fuad Rifka, da “L’ultima parola sul pane”, traduzione di Piero Bruno, Adnan Haydar,Paolo Ruffilli e Aziz Shihab, introduzione di Tomaso Tiddia, con tre ritratti fotografici di Dino Ignani e con un’intervista di Ottavio Rossani, collana ‘cantus firmus’ a cura di Franca Mancinelli e Rossana Abis, Anima Mundi, 2022.
SULLA CIMA DELLA TORRE
L’infanzia che lo amò
dentro i letti dei fiumi,
la donna che lo amò
nell’oscurità delle radici,
gli amici che lo amarono
nelle barche piene di ceneri,
le poesie che lo amarono
sulla punta della forca…
Sulla cima della torre
se ne sta solo,
senza cappello e senza freddo.
NESSUNO
Nelle città di ferro e di cemento
brillano solitari pochi germogli,
maturano più solitari i frutti,
vanno da soli i merli,
vigila la neve in solitudine.
Nelle città dei numeri
non c’è nessuno alla finestra
né un corpo si appoggia all’altro.
LA CAPANNA DEL SUFI
1.
Tra questi monti
vive da più di trenta autunni,
con gli sparvieri e con le aquile.
Suo cappello sono il sole e il vento,
i suoi capelli sono le nuvole,
e la sua pancia
nido di falchi.
Sta seduto immobile,
in un posto coperto tutto di muschio.
Mai stanco di stare lì seduto
resta in silenzio.
Due pietre: lui e la roccia.
LA CAPANNA DEL SUFI
2.
Dal sorgere del giorno
ama la poesia e resta lì da solo.
Per quarant’anni dentro la capanna,
pregando e digiunando
e salmodiando i cantici.
Poi, maturato,
i suoi occhi vedono la luce
ed eccolo poeta:
dimenticando la poesia.
DEFINIZIONE
È un’ombra la poesia:
L’ombra di nuvole sui monti,
l’ombra del fumo sulle braci del bosco,
l’ombra di uno sparviero sulla roccia,
l’ombra di un tralcio della vite,
l’ombra della panchina nel giardino vuoto,
l’ombra di foglie tremolanti
e nel ricordo, come una piaga rosa,
l’ombra di un amore che non torna.