“Sirene” di Ivonne Mussoni è uscito nella collana “Poiesis” di Perrone Editore con prefazione di Dacia Maraini. Pubblichiamo cinque poesie.
Per la tua, la vostra noia terrestre
sono emersa dall’acqua.
Perché non sapete restare di faccia all’abisso
e scappate e seguite la mia voce voragine.
Legge naturale è smarrirsi
per vostra profonda natura
sentite il richiamo
dell’essere persi per sempre.
Perderò la mia voce
per potervi tenere come il più grande dei segreti.
Solo guardarmi negli occhi è ritornare
nell’esatto luogo dove
per la prima volta e senza fine
avete smarrito la rotta
e siete davvero, per poco, esistiti.
*
Come quando scoprite
le macchie del marmo
o del legno le sue venature
e date una qualche somiglianza,
che sia d’animale o una faccia di vecchia
provate l’orrore di essere visti.
Con lo stesso dubbio mancava la mia voce
che sia proprio quella macchia,
il silenzio delle cose senza vita
ad avervi per primi nominati.
*
Ringraziare i popoli sotto le onde
per certi cuori inaffondabili,
per le ali grandi delle mante
rimanere nell’acqua bassa,
e fare il morto a galla
riconoscere il piano nostro della terra
dove quasi nuovi, quasi salvi riemergiamo.
Come tutti quelli che rinascono
dal fuoco e dall’oceano.
*
Eravamo quasi donne
nel poco che mancava
lucertole, uccelli, meduse,
tempeste,
orsi e serpenti.
La cosa più vicina
all’essere perfette.
Era quel drastico esserne vicine
a farci sentire più forte il bene
e così il dolore,
a qualcuno è permesso l’inciampo del petto
l’errore
ma a quelli di tutta altra specie
più lontani dal silenzio smisurato dei fondali.
*
Tutte le terre emerse
quelle che un giorno emergeranno,
la freschezza che ho del mare,
questo tutto prendete
godete come del sole fuori dall’acqua.
Quello che resta sarebbe un fastidio
la penombra avuta in sorte come un nome,
mi spaventa a volte
la beatitudine che s’alza
dal pavimento della casa.
Mai nessuno mi farà così felice
come una stanza quando è vuota.
Deve essere così, credo, morire,
solo vivere senza essere guardati.