Come si sta bene nel corpo

da | Giu 1, 2021

Esce oggi il nuovo numero di “Nuovi Argomenti”, maggio-agosto 2021, con una sezione  monografica intitolata “Comunismo/Comunisti”. Con la ricorrenza della fondazione del partito comunista italiano, si è voluto riflettere sul significato storico e su quello esistenziale di un’idea politica legata tanto a forze quanto a fallimenti. Lo sguardo sociale e quello individuale si sono separati? Il sentimento comunista si manifesta oggi come forma di pensiero sociale nelle vite individuali? Pubblichiamo uno dei testi della sezione poesia: “Come si sta bene nel corpo” di Maria Grazia Calandrone, dedicato a suo padre Giacomo Calandrone, dirigente del PCI.

 

 

a Giacomo Calandrone, mio padre

 

Non esiste la complessità della vita […] esistono soltanto le persone amate

Manuel Vilas, In tutto c’è stata bellezza

Com’è bello

abitare un corpo – dicevi – come si sta bene

nel corpo

 

e portavi quel tocco di materia nervosamente 

allegra fino all’India 

remota, fino 

alle Russie.

 

Poi, nella tarda estate

del 1975, sei diventato un marchio di metallo bianco, un oggetto di uso comune 

che, a causa dell’abitudine, perde la forma.

 

Sei diventato aria di gennaio, il vuoto

sotto specie di mosca vertiginosa

e io, seduta alla scrivania 

disertata dal corpo 

alto e magro – questa, con la lastra di vetro 

azzurro rotto in un impeto – 

nel buio metallico della sera in cui

non saresti tornato

mai più, ho tagliato i capelli

con le forbici

e, crescendo, indossavo

giacche di lana a quadri

e orologi da uomo, sparavo

coi fucili di legno 

da dietro le poltrone del salotto azzurro, ero 

l’eroe di Spagna.

 

Riconosco 

la semplicità dell’amore

di me bambina

in questo 

 

tardo gennaio, nel quale scrivo imprevedibilmente

di te, quarantacinque anni 

dopo la tua morte

e mi viene a trovare

una processione lenta 

di fantasmi, sagome trasparenti – altri soldati 

per gli stenti d’amore umano

e la guerra

                   

È una semina al vento, è 

comunismo. Ogni tanto

qualcosa – un volto, una vita – fiorisce

come un arcobaleno 

dall’arazzo indistinto di figure

lontanissime, grigie

che porti

tu, che non sei mai stato 

un uomo solo. Riconosco 

l’intelligenza del tuo essere

moltitudine. Riconosco 

la malinconia attiva dei poeti

e la fatica fisica di diventare

opera senza salario

arte

Roma, 26 gennaio 2020