I nostri eroi di scorta

da | Mag 23, 2021

Pubblichiamo l’inedito “I nostri eroi di scorta” di Vittorino Curci a cui seguono altre sue cinque poesie dall’autoantologia “Poesie” (1997-2020) da poco uscita con prefazione di Milo De Angelis per La Vita Felice.  

 

I NOSTRI EROI DI SCORTA

 

1.

ubbidiscono ad altre leggi

quelle severe della carta straccia

 

sorreggono pesi 

con i piedi puntati nel terriccio

 

sono santi con punti fragili

di cui impunemente si gloriano



2.

ora siamo tutti nel campo. tutti.

il falegname zimmer

è una voce prigioniera.

il martello guida la mano

in una montagna di immagini

strappate al nulla che ci assedia.

quel che doveva accadere

è già accaduto



3.

il cappotto e il berretto

lasciati sulla poltrona.

la disposizione sul foglio è determinata

dal caso e dalla gabbia.

il corpo è un paesaggio sul confine friabile 

curato con grasso e feltro.

il signor bibliotecario, in un impeto cieco,

improvvisa canzoni

 

natura non contristatur



4.

pensierose come sempre, come 

il direttore del museo 

che davanti a quella platea di matrone

esordì dicendo «signori».

siamo troppo vecchi per fare questo.

ci vorrebbe un colore più aggressivo…

il viola copre tutto



5.

per strade bagnate

su vette e declivî

il penitenziale soffoco

di una fine protratta. a volte sono 

proprio i luoghi di confine

quelli in cui non succede niente.

si festeggia (o si piange) 

da una parte e dall’altra



*

 

PROSSIMITÀ DEL BENE

 

ciò che si presta alla discussione è niente

i morti sono stati dimenticati

e i vivi si accontentano di essere vivi.

oh quanto questo oscuro brusio

intorno a noi che fummo

ci restituisce il bene

di chi credette in noi, le donne e gli uomini

che ci tenevano in braccio

sul treno in corsa dell’avvenire

 

c’è, ci deve essere, un modo per piangere

e non lasciarsi andare alle cose

inventate, qui dove non c’è anima viva



*

INFINITO PIÙ INFINITO MENO

 

invece di una soluzione cercavano un colpevole.

sapevamo anche noi che la notte i ponti

restano in ascolto, ma questo non bastava.

la storia accelerava. i rivoltosi chiedevano

con urgenza una buona fornitura di cammelli

 

per farla breve non so se faccio bene a parlarne.

zolle sature di cielo azzurravano i sassi.

l’irrequietezza delle bestie

era l’ultimo dei pensieri. per farla breve

ci giocavamo tutto in un istante: così poco durava

il passaggio da un paese all’altro

 

verso sera la fontana comincio a ragliare.

l’attacchino era circondato da curiosi.

l’aria sembrava più leggera. restava un mistero

cosa mettere insieme. una volta lo sapevo



dopo ogni perdita, dopo

ogni sconfitta

mai ci fu resa dei viventi

quando la miriade

era un numero esatto.

dall’altra parte ci sono

gli ospedali di notte

e la tela grezza dei pensieri

che vanno e vengono

sotto la pioggia.

ma alla fine sono stato io

a cercarti, vita che dà vita,

amore senza nome,

taciturno amore.

in questa città dolente

noi ci amiamo in segreto



*

brancola ogni forma di obbedienza

in questa sera bituminosa di febbraio.

tutto sarà fatto con calma,

dalla veglia in poi, dalle istruzioni

al ventottesimo giorno.

il nostro sabotaggio del reale

procede senza intralci.

abbiamo lune tatuate sul petto

e la capacità di intuire

il significato di parole sconosciute.

stiamo facendo il possibile

per adattarci ma non è facile.

ieri, domenica, mentre

traslocavamo per la terza volta,

abbiamo ricostruito a memoria

la nostra casa



*

 

DA «L’ORA DI CHIUSURA»



XIV

sono nel momento che ricorderanno, 

nella gioia di un presente che esplode

tra due secoli.

erano e sono i pensieri di un bambino.

una meta sperata, una data.

mai, non potrei mai girare

questa pagina. chiudo gli occhi. esco

in silenzio