Nella traduzione di Nicola Crocetti, pubblichiamo una selezione di testi del poeta e critico greco Kostas Koutsourelis, tratte da un volume edito ad Atene nel 2020, dal titolo A mia figlia. La sua poesia è nota per le complesse costruzioni metrico narrative, in cui unisce, con una lingua sempre limpida, il racconto autobiografico ad un’analisi della società greca e delle sue dolorose contraddizioni (come nel poemetto Vento di Agosto, 2012). Nella selezione che segue, invece, la poesia di Koutsourelis opta per uno stile diaristico, di stupore e di radicale semplicità: torna ai «primi passi», di fronte all’esperienza della nascita e della paternità.
Mia figlia a venti ore
Non mi guarda. Ha gli occhi chiusi.
La manina sul mio petto. L’altra sulla sua guancia.
Si direbbe che mediti profondamente,
ma non medita. Sogna
forse: mari e foreste, acque correnti,
stelle, nuvole, tutte le cose che non ha visto
ancora. In certi istanti sembra che mi sorrida.
Il suo palpito fa vibrare la mia mano sulla sua schiena.
È una vena rossa. È tutta un cuore.
15.10.2017
*
Mia figlia a quattro giorni
Dal sedile posteriore
muove le mani come
se dirigesse un’orchestra. E tutto,
tutto intorno sembra
che le obbedisca. Le sue dita sono
tasti, archetti, suonano melodiosi, il mondo
è una corda che al suo dondolìo
vibra. E le strade dietro di noi sono
acque correnti, solchi lievissimi e flauti
che come una dolce ninnananna
ci accompagnano a casa.
18.10.2017
*
Mia figlia a sette giorni
Dorme addosso a me. Lo preferisce. Sono il suo materasso
e la sua coperta, la sua stufa.
Sono il suo abbraccio e la sua culla,
lei è il fiorellino e io
sono il suo vaso. Sono le fronde del sonno
su cui stormisce il suo respiro.
Sono un mare obbediente, fidato,
su cui leva le vele
la sua barca e naviga.
20.10.2017
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Mia figlia a trenta giorni
Piove. E lei sente la pioggia. La sente
davvero? Spalanca gli occhi
nel sentire il tuono. Altera
contempla l’attimo. Io
che sono venuta dall’acqua fonda, sembra dire,
non ho paura di voi, gocce ballerine.
Io che sono uscita dal profondo singulto,
cosa posso temere da voi, lacrime
da fondali bassi di cielo?
13.11.2017
*
Capodanno
Tutt’intorno ghirlande rosse, rami stellati,
insegne rosse spiegate, migliaia di campane –
il mondo cambia, pare che festeggi il tempo.
Ma lei dorme, non sente, guarda lontano, lontano,
non la spaventano le grida, i botti, le raganelle.
Il tempo è un abbraccio in cui si acquieta.
31.12.2017-1.1.2018
*
Piange
Piange e nel suo pianto risuona
tutto il dolore del mondo. Tenui gemiti,
sussurri, singhiozzi effimeri, e altri
all’inizio profondi, piagnucolìi
provenienti da grotte antiche
e nascondigli. Piange
e nel suo pianto soffiano
tutti i venti alle mie orecchie, mi brucia
un fuoco feroce, nubi minacciose soffocano
la mia esigua luce.
2.2.2018
*
E ride
Appena le sfioro la guancia
scoppia a ridere. Forse è perché è contenta,
o prova solletico, o forse ride di me
per come la guardo
con gli occhi appannati? Mi guarda
e subito si sbellica dalle risa. Così
accanto a lei imparo anch’io a ridere
di me.
15.3.2018
*
Canzoni
Canto spesso per lei. Canzoni improvvisate,
altre ricordate chissà come,
e altre che non sapevo neanche di conoscere.
Con lei divento assennato, fantasioso,
con lei divento Orfeo, Arione, Romano il Melode,
cantore amoroso dalla voce fonda, bardo.
Canto spesso per lei, e lei
coi suoi gridolini
mi accompagna.
18.3.2018
*
Quello che ho da dirvi di lei
Che ha occhi di miele penetranti
nel buio. Che un momento
può ridere e quello dopo
all’improvviso piangere o, mettendosi bene in posa,
cominciare a frignare. Che è sempre ingorda,
e in questo senz’altro mi somiglia.
Che ha la palma incisa, con cavità
e alvei scavati chissà da quando,
con curve esatte, valli e rilievi.
Che i suoi pori nutrono una fiamma ardente,
per questo suda sempre. Che cerca sempre
di agguantare quello che hai in mano. Che ogni mattina
batte le mani nella culla
come se nel sonno avesse ascoltato
la musica più bella.
Che le piace l’acqua ma fino adesso ignora
la grandine e la neve. Che adora
sentire il suono della propria voce. Che
il mio fiato semplicemente la disgusta.
Che certe volte è come se
si stupisse e certe altre,
quando mi guarda con aria seria,
è come se domandasse. Che non ho mai
immaginato così la gioia.
14.4.2018
*
Il suo refrain
E-o-è… e-o-è… Nel suo dormiveglia
risuona sempre lo stesso refrain.
È lamentela, canzone, grido di gioia?
Espressione di euforia o di tristezza? Forse di brivido
o piacere? È uno sbotto, un desiderio,
un biasimo? È uno squillo di tromba, o forse
un peana, lo schiocco di una bandiera
che si gloria in cima all’asta?
È un dolore, una botola
che gradino dopo gradino ti conduce all’oscurità?
È un’eccitazione, un’espulsione, una sorgente
prima che l’acqua erompa e trabocchi?
È una speranza, forse, oppure
un’aspettativa, un grido di aiuto
o di acclamazione? È una sorpresa, un augurio,
una preghiera? Nel suo dormiveglia
risuona sempre lo stesso refrain.
20.4.2018
*
Doppelbild
Ha riso? Guarda,
due fossette! Ha pianto?
Si sono riempite d’acqua.
1° maggio, ancora
*
Che cos’è mia figlia
Mia figlia è un uccellino.
Vola da un abbraccio all’altro,
come se non posasse mai per terra. Le gambe
le servono come ali
per fendere l’aria.
Mia figlia è una lucertolina
piccola così, un geco,
un ramarro. In ogni angolino o cavità
cerca di correre, di intrufolarsi,
di fuggire lontano.
Mia figlia è un mammifero
caldo. Dita, guance,
sguardi, oggetti, volti, cuori –
poppa tutto il mondo, lo succhia
giorno e notte.
12.5.2018
*
Ritta
Puntella le gambe come un tempo
nessun Atlante o Sisifo –
ancora e ancora. Le sbarre della sua culla
sono la strada: la via verso il cielo. Se vuoi
arrivare fin lassù, studia me!, è come
se le sussurrasse all’orecchio
la legge di Newton. E lei
si gonfia, suda, si alza,
cade e si rialza, e di nuovo
cade. Però non si dà per vinta.
Qualcosa dentro di lei le dice:
avrai la meglio!
7.6.2018
*
Prima ballerina a nove mesi
Guarda che impeto! Guarda che grazia!
Ha il corpo dei Cigni
e il pas de chat di una Giselle
del Kirov, del Bolshoi.
E anche se gattona a malapena,
e neanche tanto bene,
be’, non importa… All’inizio
andrà al Teatro dei Gattoni.
1.7.2018
*
Primi dentini
Ostrica rosea
quando ti schiudi, dentro
brillano due perle.
28.7.2018
*
Le due Marie
Mia figlia ha dieci mesi ormai
e mia madre è un po’ più grande.
Anzi, oggi festeggiano entrambe –
Maria l’una, Maria l’altra.
Mia madre è giovane e slanciata,
è come se avesse detto al tempo: “stop!”.
Sua nipote è solo un po’ più bella –
e io le guardo con ammirazione.
Mia figlia è come le acque fredde
che scorrono copiose e ci spruzzano.
E mia madre è come quei vini
che basta un goccio e ti dissetano.
Mia madre è sempre instancabile,
gira come una trottola e ci batte tutti.
Anche la mia figliolina non sta mai ferma,
gira come una trottola e ci prende in giro.
Quando si avventa in avanti gattonando,
mi sembra l’aria, come prenderla?
Ma sua nonna è già lì, guardiano e angelo –
ah, potessi somigliarle un poco!
15.8.2018
*
Al mare
Cammina e sprofonda nella sabbia. Le sue impronte
impresse chiaramente
anche se la reggo salda per le ascelle.
Cosa credi?, pare che mi dica. È l’amore
che ci sostiene, per questo i nostri passi
lasciano impronte qui. Quello che in verità ci tocca
ci pesa.
20.8.2018
*
Bach
Ascolto la musica con lei. Mozart,
Vivaldi, Brahms (il Wiegenlied,
op. 49 del ’68), l’Appassionata e
la Mondnacht. Ma soprattutto Bach.
Ah, il respiro del flauto, la grazia
del violoncello! Suoni rubati alla musica o alle nuvole,
al tocco del vento, alla carezza dell’erba.
Steli dal sonno dei neonati
nel meriggio. Venti di questi li ha risuscitati
il cantore di San Tommaso – possibile
che non sapesse?
10.9.2018
*
Intenta
Non la tiene nessuno,
si regge salda sulle gambe.
Anche se tutto intorno infuria,
anche se il tempo stride e soffia,
lei non ha nessuna fretta.
Tutta intenta studia
i l p r i m o p a s s o.
1.10.2018
Da Κώστας Κουτσουρέλης, Η κόρη μου (Mia figlia), Κίχλη, Αθήνα 2020. Traduzione di Nicola Crocetti.
KOSTAS KOUTSOURELIS è nato a Atene nel 1967. Ha pubblicato molti volumi di poesia e di saggistica. Come critico letterario, si è concentrato sulla poesia romantica e moderna. Fra le sue traduzioni, si annoverano le opere di Novalis, di Octavio Paz, di William Shakespeare, di Rainer Maria Rilke, di Gοttfried Benn, di Heinrich Heine e di William B. Yeats. Dal 2013, è l’editor della rivista letteraria in linea “Neo Planodion.”