Mi cola inchiostro dagli angoli della bocca.
Non c’è contentezza come la mia.
Ho mangiato poesia.
La bibliotecaria pensa di avere le traveggole.
Ha gli occhi afflitti
e cammina con le mani tra le pieghe del vestito.
Le poesie sono svanite.
La luce è fioca.
I cani sono sulle scale della scantina e salgono.
Roteano gli occhi,
le zampe bionde bruciano come stoppie.
La povera bibliotecaria comincia a battere i piedi e piange.
Non capisce.
Quando mi inginocchio e le lecco la mano,
urla.
Sono un uomo nuovo.
Le ringhio contro e abbaio.
Faccio le feste felice nel buio libresco.
Da Reasons for Moving (Ragioni per muoverci), Atheneum, 1968.
Traduzione di Damiano Abeni, da Mark Strand, Tutte le poesie, Milano, Mondadori, 2019.