Cinque poesie inedite di Samir Galal Mohamed.
Tra un millennio
o tra qualche
questa sfera si somiglierà
non sembrerà altri che se stessa
non avremo nessun altro luogo
significheranno tutti allo stesso modo
i piani
le regioni
gli arcipelaghi
i paesaggi
i grattacieli
le chiese
le macchie:
vi circolerà il medesimo senso
l’interdizione del senso
il dettato sarà taciuto
ogni voce, di ogni spazio e di ogni tempo
tra qualche millennio
resterà inascoltata.
*
Sei memoria e destinazione. Dimora e vettore. Un cimitero
da oltraggiare, oltre il ponte romanico, oltre il lido… [memoria
e distruzione. Sei ragione per la quale non so darmi
Ragione.
*
A una madre
Non ho avuto il coraggio, fino in fondo,
d’essere poeta, né quello necessario a scrivere
per te: che mi hai donato il fuoco, un giorno;
che hai trascorso gli altri col rimorso
di un dono troppo grande
per la tua comprensione
e troppo grande anche per la mia
di gratitudine.
Di consolazione.
*
È solo il primo di una serie,
“hai voglia” incolpare,
per pigrizia, per divorzio,
per dovere.
Scrivere – il dovere –
all’oblio,
donare senza posa
vite involontarie.
Inquinare
– molestare l’ospite –
poterne fare un’alluvione;
il molle con la terra,
la terra che s’irradia
di schiuma,
detriti di guscio,
d’abitazione.
Esausto,
nessuna sovrapposizione,
i nomi delle cose in maiuscolo,
al principio del verso,
ai margini,
a chiusura dello stesso.
Abitare un intervallo
– solcare insenature –
ripensare l’impensabile,
né biasimo né lode:
soltanto il terrore
di una guerra
più che globale,
più che civile
e fratricida.
Incommensurabile.
Incommensurabile e iniqua.
Dal bunker del silenzio,
la presenza – ìmpari –
della nostra fatica.
*
Poesia in forma di poesia
Ho scritto poesie in forma di poesia così aderenti
a loro stesse, che vi ho dovuto introdurre elementi
di perturbazione.
Non trovo – né prediligo – alcun tema, più di un altro;
non scrivo – di tendenza – versi d’occasione o, al contrario,
poesie di devozione.
Le mie poesie non parlano a tutti perché parlano di più
alle altre poesie, ad altre poesie: sono le parole che parlano
con altre parole.
Poesia è poi la parola che ricorre di più, poiché occorre [sempre
ritornarvi – ritentarvi: rincorrere. Poesia è il luogo di una [doppia
sofferenza,
quella della stessa e di chi scrive: la sofferenza per se stessa, la [prima;
poi la sofferenza di chi scrive, di chi sa di sapere questa [sofferenza.
Questa falsa occorrenza.
La poesia
soffre dalla nascita e nasce dalla propria sofferenza; dalla [sofferenza
di chi – ritorna – non sa, e di chi sa di sapere che per la poesia
non c’è – né vi sarà mai –
vera occorrenza.
Immagine: Franco Fontana.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).