Sei poesie inedite di Ilena Antici.
Con un gesto deciso
ho riposto la mia morte
in un cassetto,
stamattina.
E le ho chiesto di aspettare.
Così è andata a posarsi
leggera
accanto al mio sonno.
Petalo nero, petalo rosa.
*
Qualcosa mi esclude dalla vita
passo accanto alle cose e non le vedo
c’è il sole stamattina nella città che ho scelto
ma qualcosa mi esclude dalla vita
in quest’ora esule del lunedì
– passano, comprano, ridono –
io passo intorno al sole e non mi scaldo.
Ho protetto il cuore con della lana cotta
l’ho fatta con le mie mani
quando la mia vita era così,
un laboratorio di cose.
Ritornai bambina quella domenica
o forse lo ero ancora, non ricordo,
c’era solo la luce tattile
tutta dentro a quel colore
sfilacciato poi pressato,
il miracolo di una cosa compatta.
Vorrei fare lo stesso di me, stamattina.
Pressare pulire e aspettare
che prenda consistenza l’anima,
rassegnarsi a farla di cose.
Eppure mi esclude dalla vita
questo assurdo pensiero di bellezza
l’ossessione di cui non c’è bisogno
quando la vita ti accetta
e non puoi distinguere le cose dal senso
perché tu sai fare le cose, e le cose
ti rispondono.
*
È nei miei viaggi sbagliati
che ho fatto le foto migliori.
E oggi tu mi chiedi chi c’era
con me
quando la luce di un’alba incongrua
magnificava il mio obiettivo
e
mi chiedi anche a chi parlavo
mentre fermavo nell’immagine il dolore.
Mi chiedi e io provo a risponderti
forte di un’altra presa
dalla superficie che ora gestisco
dentro un gioco diverso,
che li ho scordati, i nomi
ma non dimentico le luci oscure.
È oggi il mio giorno più esatto.
Tra gli orli rigorosi delle tue domande
che sento respirare curiose nei miei gesti
di nuotatrice imperfetta del presente
con le orecchie fuori dall’acqua
per ascoltare, stavolta.
E dirti piano che mi calavo, autrefois,
ma che mai si trovavano nel fondo, le risposte.
*
Anche se tu non sai
volano
nuvole artificiali
inutilmente tinte
e macchiano la vita
le distratte espressioni,
……………………gli sbagli.
*
Svegliami.
Devo anche oggi percorrere
il perimetro senza sorprese
della giornata,
tra una scuola un mercato e parole
svegliami,
non lasciarmi nell’autunno assonnato
devo ruotare fluire girarmi
numerose volte intorno alla casa
prima di poterci tornare
a sera
dopo l’attacco e la fuga, la stasi.
– E anche oggi Lei comporrà
– poesie più esatte delle mie prima di saperle leggere
– “il mare è latte
l’ha bevuto il cielo la giraffa”.
Svegliami adesso,
l’incoerenza del mondo
trasforma per me in passi,
in perlustrazioni, in un tracciato
lineare incrociato, liberatorio.
*
Sotto il cielo di casa nostra
tu che mangiavi un’arancia
e l’arancia che aveva fatto per te
il giro del mondo.
Guardarti era essere felice
ma queste sono cose da non dire –
come non si deve pensare a chi l’ha raccolta
e pagata davvero, quest’arancia per noi.
All’ora della prima cena
un piano orizzontale
da un lato all’altro
solo il mio passato ci separava
grandi tempeste e falsi approdi
che tu scoprivi e sbucciavi
poi mangiavi senza paura,
appoggiato al liscio del tuo vissuto,
mi offri quell’arancia
come un mondo.
Immagine: Supernature in Two Parts, Performance by Haroon Mirza and Daria Khan, Mimosa House, London, 14 September – 15 September 2018.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).