Esce in questi giorni, per Fazi, una raccolta di poesie di Valentino Zeichen, Le poesie più belle, che ripercorre la sua opera e propone alcuni inediti. Pubblichiamo una selezione.
(da Area di rigore, 1974)
Il poeta
Presumibilmente,
sembro un poeta di elevata rappresentanza
sebbene la mia insufficienza cardiaca
ha per virtù medica il libro «cuore».
Abito appena sopra il livello del mare
mentre la salute, la purezza, la ricchezza
e gli sport invernali
stazionano oltre i mille metri.
Perciò mi ossigeno respirando l’aria
dei paradisi alpini
così arditamente fotografati
dagli scalatori sociali
nonostante la pericolosità dei dislivelli.
(da Pagine di gloria, 1983)
Mausoleo di Augusto
Sopraffatto dalla sterminata anonimia
non so rendere nome ai comuni morti,
né commozione alcuna mi pungola,
a esempio: mio padre, mia madre.
Ma quando mi appresso all’Augusteo
e alzo lo sguardo ai radi cipressi
che circondano come anello nuziale
l’albero genealogico ivi sepolto,
essi, a mio vedere, già sfiorano le stelle
e con le loro cime di compasso
punteggiano una costellazione neonata
che va assumendo la forma di un OTTO.
Sebbene egli non sia per discendenza
né frazione né multiplo degli OTTAVI,
l’alleanza di marmo e gloria
come un’attraente parentela
retorizza i sentimenti del poeta
e gli agevola il canto dei potenti.
Cometa di Halley
È passata la cometa di Halley:
quanto lei, altrettanto bionda
transiti per il mio letto
lasciando la scia nebulosa
del tuo mestruo
sul celeste del lenzuolo.
Quale astronomo dell’eros
ne osservo lo svanimento;
addio fluente chioma
di cui non posso rivelare il nome;
perciò teorizzo
“lo sdoppiamento di Halley”.
(da Gibilterra, 1991)
Stampa di soggetto navale
Come nell’illustrazione
d’uno spaventoso maremoto
che, a stento, il vetro e
la cornice trattengono,
a Capo Matapan, una notte,
l’invisibile Home Fleet
ci tese un agguato e
colò a picco tre incrociatori:
«Zara», «Pola» e «Fiume».
Nelle gelide acque dell’Egeo
scomparvero tremila marinai;
il motivo d’una canzone
attraversò i loro cuori:
«… Mare perché… Mare perché?…».
Molti ultimi pensieri
andarono al Nobel G. Marconi
ritenuto appena un “tecnico”
nella patria dell’Umanesimo;
il solo che li avrebbe potuti salvare
dotando la marina del RADAR,
indispensabile al combattimento notturno.
A Roberto Olivetti
Se in memoria dei nobili cavalieri
rimane il guscio dell’armatura
al pari di svuotate conchiglie,
d’un capitano d’industria talvolta
permane il nome, marchio di fabbrica,
e s’imprime dovunque indelebile.
In ciò sta il tuo divenire, e nei
passati meriti, per aver tradotto
il fantastico nel verosimile,
promuovendo orginali esperimenti
per far competere il nostro paese
con le grandi multinazionali
del computer.
Per meraviglia del paradosso,
il destino della tua linea genetica
si intreccia alle intelligenze artificiali
di vostra progettazione,
sull’esempio della doppia elica del DNA;
come se, soltanto nel genoma elettronico,
sopravvivesse l’immortalità d’una stirpe.
Il caso alterna i piloti
al timone dell’impresa, ma
il vero signore è il Nome
incancellabile della Dinastia.
(da Metafisica tascabile, 1997)
Cartesio
Cartesio non immaginava
che la sua razionalità
sarebbe stata congeniale
agli operosi svizzeri.
Capaci di imitare
l’orologeria divina
fabbricando automi come
parti separate dal tutto.
Anche i poeti secentisti
simularono nelle poesie
esercizi della creazione
che risultano artefatti.
Il supremo orologiaio
ci lasciò vanamente speculare
sui miseri congegni,
poi ci tolse le chiavi false
della conoscenza, per darle
a biochimici e fisici che
a sorpresa le inverarono
aprendo mondi impensabili:
il microregno dei virus e
la cassaforte della materia.
E noi poeti, per dispetto
divenimmo atei.
(da Neomarziale, 2006)
Trappola per Marcel Duchamp e per i neofiti
Il direttore del museo
accolse un orinatoio
che si fingeva fontana,
giocò un brutto tiro
a Marcel Duchamp;
rese l’oggetto trovato
celebre e molto costoso
all’incirca come un Merisi.
La sopravvalutazione
imprigionò l’orinatoio
e lo ancorò all’arte
come la valuta all’oro.
I giochi d’avanguardia
possono diventare pericolosi
specie se fatti
con i Ready Made.
(da Aforismi d’autunno, 2010)
Sono transitati secoli
dentro i miei anni
e (io) non vi ho fatto caso.
Immagine: Foto di Dino Ignani.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).