Ricordiamo Dylan Thomas nel centenario della nascita (1914-2014) con cinque sue poesie nelle traduzioni di Ariodante Marianni, Gandolfo Cascio, Tommaso Di Dio, Gabriele Frasca e Carmen Gallo.
(Traduzione di Tommaso di Dio)
Quando hai macinato questa bellezza fino alla polvere
Quando hai macinato questa bellezza fino alla polvere
non appena volteggia davanti al respiro
e, a toccarla, trema della febbre degli amanti
o l’hai sezionata per guardarla più vicina
l’hai magnificata e resa immensa
perdendone una parte,
rovesciati, e a colpo d’occhio guarda
la saggezza è follia, l’amore no,
la ragione non può che menomarlo, la saggezza sfregiarlo,
la follia lo purifica e lo rende vero.
Perché la follia è stata
quando ancora la saggezza non giaceva nell’anima
ma nel corpo degli alberi e delle pietre,
è stata, quando la ragione trovò la propria via fino a loro
mentre crescevano sulle colline o brillavano sotto le acque.
Diventa saggio nella follia,
vai ad ammattire e sii buon fratello di Cristo,
i cui amanti erano saggi e sensibili
quando la follia si svegliava, calda nello stupido cuore.
*
When you have ground such beauty down to dust
When you have ground such beauty down to dust
As flies before the breath
And, at the touch, trembles with lover’s fever,
Or sundered it to look the closer,
Magnified and made immense
At one side’s loss,
Turn inside out, and see at glance
Wisdom is folly, love is not,
Sense can maim it, wisdom mar it,
Folly purify and make it true.
For folly was
When wisdom lay not in the soul
But in the body of the trees and stones,
Was when sense found a way to them
Growing on hills or shining under water.
Come wise in foolishness,
Go silly and be Christ’s good brother,
He whose lovers were both wise and sensible
When folly stirred, warm in the foolish heart.
(1931)
***
(Traduzione di Ariodante Marianni)
E la morte non avrà più dominio
E la morte non avrà più dominio.
I morti nudi saranno una cosa
Con l’uomo nel vento e la luna d’occidente;
Quando le loro ossa saranno spolpate e le ossa pulite [scomparse,
Ai gomiti e ai piedi avranno stelle;
Benché impazziscano saranno sani di mente,
Benché sprofondino in mare risaliranno a galla,
Benché gli amanti si perdano l’amore sarà salvo;
E la morte non avrà più dominio.
E la morte non avrà più dominio.
Sotto i meandri del mare
Giacendo a lungo non moriranno nel vento;
Sui cavalletti contorcendosi mentre i tendini cedono,
Cinghiati ad una ruota, non si spezzeranno;
Si spaccherà la fede in quelle mani
E l’unicorno del peccato li passerà da parte a parte;
Scheggiati da ogni lato non si schianteranno;
E la morte non avrà più dominio.
E la morte non avrà più dominio.
Più non potranno i gabbiani gridare ai loro orecchi,
Le onde rompersi urlanti sulle rive del mare;
Dove un fiore spuntò non potrà un fiore
Mai più sfidare i colpi della pioggia;
Ma benché pazzi e morti stecchiti,
Le teste di quei tali martelleranno dalle margherite;
Irromperanno al sole fino a che il sole precipiterà;
E la morte non avrà più dominio.
*
And death shall have no dominion
And death shall have no dominion.
Dead men naked they shall be one
With the man in the wind and the west moon;
When their bones are picked clean and the clean bones [gone,
They shall have stars at elbow and foot;
Though they go mad they shall be sane,
Though they sink through the sea they shall rise again;
Though lovers be lost love shall not;
And death shall have no dominion.
And death shall have no dominion.
Under the windings of the sea
They lying long shall not die windily;
Twisting on racks when sinews give way,
Strapped to a wheel, yet they shall not break;
Faith in their hands shall snap in two,
And the unicorn evils run them through;
Split all ends up they shan’t crack;
And death shall have no dominion.
And death shall have no dominion.
No more may gulls cry at their ears
Or waves break loud on the seashores;
Where blew a flower may a flower no more
Lift its head to the blows of the rain;
Though they be mad and dead as nails,
Heads of the characters hammer through daisies;
Break in the sun till the sun breaks down,
And death shall have no dominion.
(1933; in Twenty-five poems, 1936)
***
(Traduzione di Gandolfo Cascio)
Questo pane che spezzo
Questo pane che spezzo era avena,
Questo vino su un albero straniero
Era dentro il proprio frutto;
Di giorno l’uomo o di notte il vento
Piegò la messe, spezzò la gioia dell’uva.
Una volta in questo vino il sangue dell’estate
Batté nella carne che copriva la vite;
Una volta in questo pane
L’avena era allegra nel vento;
L’uomo spezzò il sole, calmò il vento.
Questa carne che spezzi, il sangue che lasci
Penare nelle vene,
Erano uva ed avena
Nati dalla sensuale radice e linfa;
È il mio vino che bevi, il mio pane che addenti.
*
This bread I break
This bread I break was once the oat,
This wine upon a foreign tree
Plunged in its fruit;
Man in the day or wind at night
Laid the crops low, broke the grape’s joy.
Once in this wine the summer blood
Knocked in the flesh that decked the vine,
Once in this bread
The oat was merry in the wind;
Man broke the sun, pulled the wind down.
This flesh you break, this blood you let
Make desolation in the vein,
Were oat and grape
Born of the sensual root and sap;
My wine you drink, my bread you snap.
(1933; in Eighteen Poems, 1934)
***
(Traduzione di Carmen Gallo)
Amore in manicomio
…………Un’estranea è venuta
a dividere con me la stanza nella casa con la testa fuori [posto
…………una ragazza matta come gli uccelli
che spranga la notte della porta con il suo braccio la sua [penna
………..costretta nel letto confuso
inganna la casa a prova di cielo con nuvole dirompenti
ancora lei inganna la stanza incubo camminando in lungo
………..e largo come i morti,
oppure cavalca gli oceani immaginati delle corsie [maschili.
………..Viene posseduta
chi lascia entrare la luce falsa attraverso il muro [rimbalzante,
………..posseduta dai cieli
lei dorme nel trogolo stretto eppure cammina nella polvere
………..eppure vaneggia quando vuole
sulle assi del manicomio fatte sottili dalle mie lacrime [camminanti.
E alla fine, dolce fine, portato dalla luce alle sue braccia
………..io posso senza fallire
sopportare la visione prima che appiccò il fuoco alle stelle.
*
Love in the asylum
……….A stranger has come
To share my room in the house not right in the head
……….A girl mad as birds
Bolting the night of the door with her arm her plume.
……….Strait in the mazed bed
She deludes the heaven-proof house with entering clouds
Yes she deludes with walking the nightmarish room,
……….At large as the dead
Or rides the imagined oceans of the male wards.
………She has come possessed
Who admits the delusive light through the bouncing wall,
………Possessed by the skies
She sleeps in the narrow trough yet she walks the dust
………Yet raves at her will
On the madhouse boards worn thin by my walking tears.
And taken by light in her arms at long and dear last
………I may without fail
Suffer the first vision that set fire to the stars.
(1941; in Death and Entrances, 1946)
***
(Traduzione di Gabriele Frasca)
Non andartene mite in quella buona notte
Non andartene mite in quella buona notte,
La vecchiaia dovrebbe ardere di furore
Alla fine del giorno;
Esplodi la tua rabbia alla luce che muore.
Sebbene i saggi sentano alla loro morte
Giusto il buio perché non corse lampo intorno
Alle loro parole,
Miti non se ne vanno in quella buona notte.
Strillando all’onda estrema con quale splendore
In una verde baia avrebbero le loro
Gracili gesta danzato, i buoni di cuore
Esplodono di rabbia alla luce che muore.
Gl’impulsivi che colsero cantando il sole
Al volo e troppo tardi appresero il dolore
Che avevano arrecato alle sue rotte,
Miti non se ne vanno in quella buona notte.
Con vista cieca scorgendo in punto di morte
Che cieco l’occhio avrebbe gioito un bagliore
Di meteore, quelli che ebbero rigore
Esplodono di rabbia alla luce che muore.
E tu, tu padre mio, lì sulla triste vetta,
Ti prego maledici, benedicimi ora
Con lacrime che chiedono vendetta.
Non andartene mite in quella buona notte.
Esplodi la tua rabbia alla luce che muore.
*
Do not go gentle into that good night
Do not go gentle into that good night,
Old age should burn and rave at close of day;
Rage, rage against the dying of the light.
Though wise men at their end know dark is right,
Because their words had forked no lightning they
Do not go gentle into that good night.
Good men, the last wave by, crying how bright
Their frail deeds might have danced in a green bay,
Rage, rage against the dying of the light.
Wild men who caught and sang the sun in flight,
And learn, too late, they grieved it on its way,
Do not go gentle into that good night.
Grave men, near death, who see with blinding sight
Blind eyes could blaze like meteors and be gay,
Rage, rage against the dying of the light.
And you, my father, there on the sad height,
Curse, bless, me now with your fierce tears, I pray.
Do not go gentle into that good night.
Rage, rage against the dying of the light.
(1951; in In Country Sleep and other poems, 1952; il testo di Frasca si legge in Rimi, Einaudi, 2013)
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).