La corsa del frutto – Poeti spagnoli contemporanei /4

da | Giu 10, 2014

[Sei poesie nella traduzione di Valerio Nardoni]

Nell’autunno già trascorso, il gelsomino,
con la sua tosse da vecchio,
ha ceduto a malapena una raffica.

Chi denuncia l’offesa? Chi
ammette l’incuria?

Dicono che riassuma il tempo
e lo usi come ingrediente.

*

En lo que va de otoño el jazmín,
con su tos de viejo,
ha cedido apenas una ráfaga.

¿Quién acusa la ofensa? ¿Quién
admite el descuido?

Dicen que resume el tiempo,
y lo usa como ingrediente.

***

Sembra una questione di docilità
che tutti i meccanismi siano duttili
comuni, inevitabili…

Altitudine, sole e stanchezza di roccia:
quel che è proprio degli uccelli
succede anche agli aeroplani:

il grottesco non esclude il profondo.

*

Parece una cuestión de mansedumbre
que todo mecanismo sea dúctil,
común, inevitable…

Altitud, sol y cansancio de roca:
lo asignado al pájaro
le ocurre también a los aviones:

lo grotesco no quita lo profundo.

***

Io sono nato lo stesso giorno
del ponte che vedo
dalla mia finestra.

È così grande
che non fa ombra
ma abitudine.

Da un lato, il Cristo
le sue braccia aperte,
sulla rupe.

Dall’altro,
la scia svanita
della nave del riso.

*

Yo nací el mismo día
que el puente que veo
por mi ventana.

Es tan grande
que no da sombra
sino costumbre.

De un lado, el Cristo,
sus brazos abiertos,
sobre la peña.

Del otro,
la estela desvaída
del barco del arroz.

***

Non credo che sia colpa mia
se un giorno io sto così
e l’altro come loro vogliono.
Nella loro grotta,
con la testa fra le piume,
attendono la loro chiarina
quella coi denti
bacati, quello che non perdona,
quelli che si perdono, quelle che dicono no.

Allora si aprono da sole
le gabbie di questi angeli miei
ed escono coi loro fagotti
di frutta avvelenata,
e mercanteggiano in me,
formula tra un infinito di formule
della loro congiura,
degli ego,

una pelle che non dorme
neppure se dormo io.

*

Seguramente no es culpa mía
estar un día tan así
y al otro como ellos quieran.
En su gruta,
con la cabeza entre las plumas,
esperan su clarín
la de los dientes
gastados, el que no perdona,
los que se pierden, las que dicen no.

Entonces se abren solas
las gavias de estos ángeles míos
y salen con sus fardos
de fruta envenenada,
y mercadean en mí,
fórmula entre un infinito de fórmulas
conjuradas por ellos,
por los egos,

piel que no se duerme
ni cuando duermo yo.

***

Che bell’ombra fa quella quercia,
e ancora meglio
il suo significato.

Sono arrivato alla mia isola,
e nella mano stringo,
Alonso, il settentrione.

Si avvicina un bambino
e il suo corpo
è un ponte di barche.

Si cerca nei miei occhi,
trema di vederci.

Mi chiede di asciugarsi
con questa poesia.

*

Qué buena sombra da aquel chaparro,
y lo que es mejor,
lo que eso significa.

He llegado a mi isla,
y en mi mano tengo,
Alonso, el septentrión.

Se acerca un niño
y su cuerpo
es un puente de barcas.

Se busca en mis ojos,
tirita por vernos.

Me pide secarse
con este poema.

***

Tornare a Rusi

A volte sogno di tornare a Rusi
e trovo la forma della tua berretta
piena di vecchi fichi,
in mezzo a una nuvola di mosche.

Uno che tocchicchia i cappelli
un commesso
che girella fra i ventagli
e manomette i macchinari

se la infila
e gocciolante di fichi violacei
dice «no, questa non è mia
questa dev’essere di un altro
perché ha l’odore di qualcuno, di uno che
si pettina con le mani.»

*

Volver a Rusi

A veces sueño que vuelvo a Rusi
y hallo la horma de tu mascota
llena de brevas viejas,
en medio a una nube de moscas.

Uno que manosea las gorrillas
un encargado
que mangonea los abanicos
y trastea las maquinarias

se la pone
y chorreando de brevas moradas
dice «no, ésta no es mía
ésta tiene que ser de otro
porque huele a alguien, a uno que
se peine con las manos.»

(da La corsa del frutto, traduzione di Valerio Nardoni, Lietocolle, 2013)

Antonio Gamoneda – Poeti spagnoli contemporanie /1
Jorge Guillén – Poeti spagnoli contemporanei /2
Laura Casielles – Poeti spagnoli contemporanei /3

Immagine: Caravaggio, Natura morta con frutta (1605-1606)

Caporedattrice Poesia

Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).