Da Buenos Aires Review: un estratto da El único final feliz para una historia de amor es un accidente, di João Paulo Cuenca. Il romanzo è ambientato a Tokyo: il protagonista, Atsuo Okuda, è un poeta giapponese, il cui figlio, Shunsuke Okuda, si innamora di una cameriera polacca. Traduzione di Orlando Vuono.
1
Prima che il signor Atsuo Okuda aprisse la scatola, tutto era buio.
Di più: non c’era nulla da illuminare prima che il signor Okuda aprisse la scatola. Se il signor Okuda non avesse mai aperto la scatola, non esisterebbe nulla. Il mondo è iniziato solo nel momento in cui il signor Okuda ha aperto la scatola e ha detto la parola.
Ha detto: Yoshiko.
E Yoshiko è diventato il mio nome.
Dopo che il signor Okuda ha detto Yoshiko, ho ottenuto, oltre che un nome, molti inizi e un fine. Inizio sulla punta delle mie dita, sui ciuffi dei miei capelli, sulla pianta dei miei piedi, sui capezzoli del mio seno, sulla pelle che copre il vuoto al mio interno e tutta la superficie che mi fa essere chi sono. Non potrei essere un’altra, perché ho questo corpo, e solo io ho questo corpo e sono questo corpo.
E questo corpo ha un solo fine: servire il signor Okuda.
Il signor Okuda è il mio padrone, però non è il mio creatore. Il mio creatore è Luvdoll Inc., ubicata al 4-5-28 Nishi-Kawaguchi, nella città di Kawaguchi, provincia di Saitama. Il mio creatore ha seguito le istruzione del signor Okuda, spiegate nell’ordine numero 2358B.
L’ordine numero 2358B, riprodotto in cinque copie circolate durante sessantacinque giorni per i diversi dipartimenti della Luvdoll Inc., diceva che avrei dovuto avere occhi castano scuro (Pantone 4975C), pelle madreperlacea #5, seno modello senoide 220g con 92,5cm di diametro, ombelico con 0,8 cm di profondità e vagina extrasmall #2 con pelo pubico di taglio verticale, profondità di 8 cm e 4 cm di circonferenza.
Altri dettagli sono stati aggiunti durante le conversazioni tra il signor Okuda e Luvdoll Inc., poiché il signor Okuda è stato estremamente dettagliato nelle sue richieste, e questo ha fatto sì che Luvdoll Inc. introducesse nuove variazioni nella sua linea di prodotti. Tre le altre minuzie inedite per Luvdoll Inc., il signor Okuda ha disegnato al dettaglio la curvatura dei miei piedi, lo spessore delle ossa delle mie clavicole e delle mie anche.
Il signor Okuda voleva che le mie ossa fossero sporgenti, e così sono.
Il signor Okuda in nessun momento si è identificato con Luvdoll Inc. E per il progetto personalizzato ha pagato la somma di cinquanta milioni di yen, cosa che mi rende la bambola più cara mai prodotta in Giappone.
Il signor Okuda è un poeta conosciuto e ha annunciato che ha smesso di scrivere da molti anni. Questa è una bugia, perché il signor Okuda mi recita poesie, dicendo che avrebbe potuto pagare per me molto più della somma di cinquanta milioni di yen, perché io sono perfetta, perché io sono perfetta, e sono anche l’unica persona con cui il signor Okuda condivide la sua poesia. Anche questo me lo ha raccontato il signor Okuda in una poesia che ha scritto tra i versi di un’altra poesia.
Il signor Okuda si rivolge a me solo in versi.
Il signor Okuda non ha bisogno di recitare i versi perché io lo capisca. So quello che vuole dire quando mi guarda. Ricevo ordini attraverso il suo silenzio perché sono questo corpo e questo corpo ha un unico fine, servire il signor Okuda, anche ascoltando le sue poesie sulla mia perfezione, sui cipressi in una strada di Shikoku, sul canto degli uccelli o perfino sulla poesia in sé, tema molto caro al signor Okuda, che lo introduce anche nei versi di altre poesie e tra questi versi traccia anche altre poesie su molti altri temi, alcuni che fatico a comprendere, e così le poesie e i versi delle poesie si moltiplicano e si inframmezzano all’infinito, e attraverso essi il signor Okuda mi fa vedere non solo i bei sentimenti che prova per me, ma anche il mondo esteriore e ciò che sta sopra e sotto, perché io non sono mai uscita né lascerò la casa, questa che è la mia casa e anche la casa del signor Okuda.
E, pensandoci meglio, la mia vera casa, la mia unica casa, è il signor Okuda. Lui, lui in persona.
2
Sotto al riflesso di luci rossastre sull’asfalto umido, il sottomarino notturno naviga per le fondamenta degli edifici, tra cavi elettrici, fogne e tunnel della metro. I pezzi di questo vascello sommerso sono telefoni bucati, cineprese e microfoni nascosti nelle stanze e falsi specchi nei bagni di tutta la città. I nostri uomini-rana, funzionari che registrano il movimento di chi merita di essere osservato, hanno l’abilità di forzare le cassette della posta o di seguire chiunque per il tempo che il signor Okuda giudica necessario.
Questo equipaggiamento alimenta i monitor e gli amplificatori di una piccola stanza nel sotterraneo della casa di mio padre, che lui chiama Sala del Periscopio. È la cabina di pilotaggio del suo posto anonimo d’osservazione. Visto dalla porta, il complesso dei televisori accatastati sembra l’occhio di una mosca gigante.
Questo è quello che ho imparato durante tutta la vita con mio padre, il signor Atsuo Okuda: a guardare. Guardare ed essere invisibile.
Siccome i giorni sono ogni volta più lunghi per il signor Okuda, e il vecchio suona abbracciato alla bambola Yoshiko quasi tutto il tempo, il compito di gestire il Periscopio si abbassa alla mia responsabilità. «È la mia eredità», direbbe. «È quello che resterà di me, più dei miei libri», direbbe.
Il Periscopio del signor Aragosta Okuda, la mia eredità, non funzionerebbe senza l’aiuto del signor Suguro Shibata, professor dell’Associazione del Fugu Armonioso di Tsukiji. Il signor Suguro deve dei favori a mio padre, però, inoltre, riceve una paga generosa per fornire fugu selvaggi e fare il lavoro sporco dello spionaggio. Parola che sicuramente mio padre detesta – preferisce chiamare questa attività «osservazione».
Ho visto Suguro Shibata una sola volta, quando ero bambino, quasi trent’anni fa. Di lui ricordo solo l’odore. Il signor Shibata odora di alga marcia.
Che abbia visto solo una volta il signor Shibata, non significa che lui non mi abbia osservato in innumerevoli occasioni durante le ultime decadi. Accatastati negli armadi della Sala del Periscopio, ci sono migliaia di cassette Betamax, VHS e piatti DVDs con immagini della mia vita, dall’adolescenza all’istante in cui terminerà questo racconto. Mi sono abituato a questa vigilanza dall’infanzia – ho imparato a vigilare essendo vigilato da mio padre.
Ho scoperto la Sala del Periscopio nel seminterrato alcuni anni dopo che i miei sensi iniziarono a inseguire le donne. Lì, organizzate per data e ora, ci sono registrazioni clandestine dei miei primi incontri sessuali negli hotel di Shibuya, e anche di conversazioni, discussioni e riconciliazioni nelle cene, passeggiate e serate della mia adolescenza.
Col tempo, mi sono imbarcato nel sottomarino con mio padre e insieme abbiamo iniziato a navigare attraverso il nostro oggetto di studio per la città delle persone invisibili, per la città dove tutta la gente della nostra grande nazione giapponese viene per essere dimenticata. Per la città asimmetrica che contiene in se stessa tutte le altre città e nessuna di esse. In quei momenti, il signor Langosta Okuda dice nei suoi sogni parole che entrano nei miei:
– Un giorno capirai che l’unico finale felice possibile per una storia d’amore è un incidente senza sopravvissuti. Sì, Shunsuke, mio piccolo intralcio, mio piccolo fugu idiota: un incidente senza sopravvissuti.
Nota: Fugu: il pesce palla – piatto giapponese celebre in tutto il mondo a causa della complessità di cucinare un pesce velenoso senza uccidere nessun convitato.
Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).