L’erotico di Èmile Zola

da | Apr 3, 2014 | Senza categoria

Quando Madeleine Férat di Èmile Zola uscì in Francia fece scandalo, tanto da esserne interrotta la pubblicazione su “Èvenement” per via delle proteste dei lettori. In Italia era stato tradotto e pubblicato solo con varie sforbiciature fino agli anni ‘30, e poi nel 1993 edulcorato per una collana erotica con il titolo Madeleine Férat. Gli amori proibiti nella Francia dell’Ottocento.

L’opera di Zola del 1868, scritta dopo Thérèse Raquin e prima del ciclo Rougon-Macquart, è stata rivalutata in Francia in tempi recenti e ritradotta in Italia da Riccardo Reim per Elliot. Ne proponiamo un estratto.

 

‘Madeleine aveva vent’anni. Portava un abito semplicissimo di stoffa grigia guarnito di merletto azzurro; un cappellino rotondo di paglia copriva i suoi bellissimi capelli di un rosso ardente dai riflessi fulvi che si torcevano e si ammassavano in un’enorme crocchia alla sommità della nuca. Era alta e bella, le sue membra agili e forti rivelavano una rara energia. Il viso era particolare. La parte superiore aveva una durezza, una solidità quasi maschili; la fronte alta, le tempie, il naso e gli zigomi davano un’idea della simmetria dell’armatura ossea, donando alla persona la solidità e la freddezza del marmo; in quella maschera severa si aprivano gli occhi, grandi, di un verde grigiastro, che un sorriso passeggero rischiarava di profondi bagliori. La base del viso, invece, era di una delicatezza squisita; le gote avevano una voluttuosa mollezza ai due angoli della bocca, dove si incavavano in due delicate fossette; sotto il mento piccolo e nervoso c’era una morbida curva che proseguiva nella linea del collo; i tratti non erano né tesi né rigidi, ma rotondi, coperti di una serica peluria, e avevano mille piccoli piani flessibili, divenendo in certi punti di una finezza adorabile. Le labbra, un po’ sporgenti e accese, sembravano troppo rosse per quel viso bianco, severo e fanciullesco al tempo stesso.

Quella strana fisionomia, infatti, era un insieme di austerità e di puerilità. Quando la parte in basso dormiva, quando le labbra si stringevano nei momenti di riflessione o di collera, non si scorgevano che la fronte dura, la linea nervosa del naso, gli occhi grigiastri, la maschera solida ed energica. Poi, appena la bocca si schiudeva a un sorriso, tutta la figura sembrava addolcirsi e non si vedevano più che le linee morbide delle gote e del mento. Si sarebbe detto il riso di una bimba nel viso di una donna fatta. La tinta era di un bianco latteo e trasparente, appena colorata di roseo verso le tempie; sotto l’epidermide serica il sangue scorreva, rendendo azzurrina la pelle’.

 

G.S.

Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).