In un’intervista alla televisione francese, Julia Deck ha detto: “Per me è importante creare l’intrigo nei dettagli estremamente concreti, negli oggetti del quotidiano.” Un oggetto è al centro del suo primo romanzo, Viviane Élisabeth Fauville (Adelphi, 15 euro; traduzione di Lorenza Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco): il coltello Zwilling J.A. Henckels, collezione Twin Profection, modello Santoku. Lo possiamo cercare su Google e averlo a casa domani, metterlo nel primo cassetto della cucina o nella tasca della borsa. Come Viviane, che il 16 novembre lo sfila da lì per colpire il suo psicanalista, perché era un incapace, perché era licenziato. Il 16 novembre Viviane Élisabeth Fauville ha quarantadue anni, un marito che a casa non c’è più e una bambina di dodici settimane che dorme tre ore di fila e che è certa non prenderà mai ripetizioni perché ha preso da lei. La prima cosa che fa dopo l’omicidio è arrabbiarsi pensando a chi cucina male l’omelette. La sua preoccupazione, la mattina dopo in una brasserie, è leggere sul “Parisien” l’oroscopo: Salute: “un po’ di nervosismo”. Le sue fisse: tutte le linee, le fermate, gli scambi, le uscite del Métro de Paris. I suoi compagni in questo piccolissimo noir: Gabrielle, vedova dello psicanalista e sua ghostwriter, che chiama l’amante ventenne del marito “vecchia amante” per dire “di lunga data”; lei, l’amante, Angèle, col pancione sotto il tavolo e sopra un piatto di würstel e patatine fritte; Tony, un ragazzo con la passione per i coltelli; Pascal, un uomo con tre completi tutti grigi e la mamma di Viviane, che in una pagina è morta ma in un’altra l’aspetta in taxi fumandosi una sigaretta. Scrive l’autrice all’inizio del libro, riferendosi alla giostrina della bambina di Viviane: “I leoni stanno più in alto, per cui le giraffe sembrano fuori dalla loro portata. Ma se la si scuote con un po’ più di energia, gli animaletti, anziché girare solo in tondo, cominciano a muoversi anche in verticale, e allora tutto diventa possibile.” Tutto sembra possibile per la protagonista di Julia Deck, uguale solo alla sua scrittura, che corre, confonde e incuriosisce, è prima, seconda, terza persona singolare ma pure plurale, vede tutti e non è vista mai e che ricorda un personaggio solo: Doris Attinger che in Adam’s Rib aspetta di sparare al marito mangiando cioccolata e caramelle.
Natalia La Terza è nata a Orbetello nel 1990 e vive a Roma. Scrive su Harper's Bazaar Italia, Esquire, Rolling Stone e minima&moralia.