“Tutto filava liscio in questi mesi, perdonata anche la vittoria allo Strega e gli impegni conseguenti; finiti da parte mia gli imbrogli, le resistenze, per non dire le nostalgie e i rimpianti. Incuriosito dal nuovo liquido amniotico, consideravo l’estrema avventura sentimentale della mia vita più un supplemento didattico che un ripiego di rassegnazione. Gerardo si stava sforzando di insegnarmi l’abc della scrittura e lettura digitale: come trasportare i miei files in un cloud, o come scaricare nell’e-reader i programmi compatibili coi diversi formati di lettura. La mia testa si chiudeva con rabbia alle nuove nozioni, al liquore frizzante che premeva nei condotti calcificati; mi disperavo, poi ricordavo mamma e il suo “va la’ che s’i ciamen caiòun t’en ne’t vòlt menga indré” (vai, che se gridano coglione non dovrai essere tu a girarti). Il muro pian piano si apriva, Gerardo rideva sollevato e io con lui. Una di quelle serenità orizzontali che devi solo sperare non arrivino sussulti, perché non hai a disposizione ridondanze di recupero.”
Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).