Valentino Zeichen risponde alle domande di Antonio Gnoli.
Il ferro da stiro: “C’è stato un tempo in cui stiravo. Le camicie erano il mio forte. Cadute le ambizioni mondane, non stiro neanche più”.
Il padre: “Dovrei detestarlo. Ma fu un uomo che alla fine dei suoi giorni capì il senso della vita. Cioè del suo esistere per niente”.
La matrigna: “Era affetta da una demenza teatrale che mi ipnotizzava. Fu una musa ostile e involontaria”.
Il sacro: “Con una bicicletta distribuivo nelle parrocchie i vangeli che la tipografia aveva stampato. Credo di non essere mai stato così vicino al sacro come in quel periodo”.
La poesia: “La mia poesia è senza speranza”; “una variante della geopolitica”; “mi ha aiutato a procurarmi pranzi e cene”.
I musei: “Vi andavo perché non avevo nulla da fare o per rimorchiare”.
La povertà: “Mi convinco che fa parte della mia dieta”.
La libertà: “Sono per la libertà di non fare un cazzo. Questa è la verità. Non ho voglia di impegnarmi in niente. Mi sono inventato la poesia d’occasione per lavorare poco”.
Il futuro: “sono come quei vecchi ragazzi che videro nel retrovisore molti coetanei sparire nell’avvenire”.
L’aldilà: “Uno, cento, mille Billionaire. Lusso per pochi eletti. Insomma, la solita fregatura”.
(Orlando Vuono)
Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).