Nel 1959, Einaudi raccoglie in un Supercorallo cinque opere di Arthur Miller: Erano tutti miei figli, Morte di un commesso viaggiatore, Il crogiuolo, Ricordo di due lunedì e Uno sguardo dal ponte. Ma prima ancora di conoscerne uno dei suoi, nella prefazione Miller ci racconta i personaggi degli altri, e quello che in loro gli ha fatto trovare quel senso del meraviglioso che aveva perduto; scrive:
“Io ho sempre avuto un passione per il meraviglioso, lo straordinario che v’è nel fatto che le cose e le persone giungono a essere ciò che sono; e in The Man Who Had All the Luck, avevo cercato di afferrare questo senso del meraviglioso, avevo cercato di ricrearlo sulla scena, scrivendolo. Ma il meraviglioso mi aveva tradito, e l’unica strada che mi rimaneva fu quella che presi: cercare le cause e gli effetti, i puri fatti, la geometria dei rapporti, e mortificare ogni tendenza ed esprimere un’idea per se stessa, a meno che non fosse letteralmente strappata dalla bocca di un personaggio; in altre parole, lasciare che il meraviglioso esalasse come una nebbia, un gas, un vapore, dal graduale e implacabile prodursi del conflitto materiale e psicologico. Ripresi quel grande libro sul meraviglioso che è I fratelli Karamazov e scopersi qualcosa che d’un tratto sentii esser vero: che nelle sue pagine più colorite, più appassionanti, più straordinarie, v’è la più densa concentrazione di fatti materiali. Fatti della vita dei personaggi, sulla corteccia degli alberi illuminati dalla luna, sul modo in cui è incardinata una finestra, l’esatta posizione di Dimitri quando spia suo padre dalla finestra, la precisa descrizione del vestito del padre. Soprattutto, il preciso scontrarsi dei temi profondi, durante, non prima né dopo, le scene più intensamente drammatiche.”
(Natalia La Terza)
Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).