In una bella intervista rilasciata a Cynthia Haven, Philip Roth ci tiene a ribadire quanto non digerisca e trovi insensata la definizione di scrittore “ebreo-americano”: «Scrittore ebreo-americano è una descrizione inappropriata, e manca interamente il punto. L’ossessione di un romanziere, di volta in volta, è per il linguaggio: trovare la parola successiva. Per me, come per Cheever, De Lillo, Erdrich, Oates, Stone, Styron e Updike, la parola successiva è una parola inglese-americana.» Riguardo invece al fatto che attualmente scriva poco, Roth ci ricorda che ci sono un sacco di cose oltre la letteratura: «Nuoto, seguo il baseball, guardo il paesaggio, un po’ di film, ascolto la musica, mangio bene e vedo gli amici. In campagna la natura mi appassiona. Rimane tempo a malapena per preoccuparsi per l’invecchiamento, la scrittura, il sesso e la morte. Alla fine della giornata sono troppo stanco».
Emanuele Atturo
Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).