Nel 1963 il sedicenne Bruce McAllister invia un breve questionario sul simbolismo a 150 scrittori. “Il tuo simbolismo è intenzionale? I tuoi lettori hanno mai trovato nei tuoi romanzi dei simboli che non avevi intenzione di evocare? Pensi che i grandi scrittori del passato usassero simboli in modo intenzionale? Hai qualcosa da aggiungere sullo studio del simbolismo, che riguardi questo tema o qualcosa a esso pertinente?”
Jack Kerouac risponde stizzito: “Smettila. Ci sono classici diversi. Sterne non usava simboli, Joyce sì”. Pure John Updike: “Sì, non ho un metodo, non c’è un metodo per scrivere fiction; sembra proprio che tu non capisca”, Saul Bellow usa toni mistici: “Un simbolo cresce a modo suo, dai fatti”. Ray Bradbury fa il simbolista: “Dopo tutto, ogni storia è un test di Rorschach, no? Se le persone trovano bestie e cimici nelle mie macchie di inchiostro non posso farci niente, no?”
(Caterina Di Paolo)
Mario de Laurentiis (Napoli 1969 – Segrate 2666).