Bisogna avere una mente di inverno
Per ammirare il gelo e i rami
Dei pini incrostati di neve;
E aver avuto freddo a lungo
Per osservare i ginepri arruffati di ghiaccio,
Gli abeti ispidi al luccichio distante
Del sole in gennaio; e non trovare
Sofferente il suono del vento,
Il suono di poche foglie,
Che è il suono della terra
Piena dello stesso vento
Che sta soffiando sullo stesso posto spoglio
Per chi ascolta, chi ascolta nella neve,
E, lui stesso niente, non osserva
Niente che non ci sia e osserva il niente che c’è.
(traduzione inedita di Daniele Zinni)
*
THE SNOW MAN
One must have a mind of winter
To regard the frost and the boughs
Of the pine-trees crusted with snow;
And have been cold a long time
To behold the junipers shagged with ice,
The spruces rough in the distant glitter
Of the January sun; and not to think
Of any misery in the sound of the wind,
In the sound of a few leaves,
Which is the sound of the land
Full of the same wind
That is blowing in the same bare place
For the listener, who listens in the snow,
And, nothing himself, beholds
Nothing that is not there and the nothing that is.
Maria Borio è nata nel 1985 a Perugia. È dottore di ricerca in letteratura italiana contemporanea. Ha pubblicato le raccolte Vite unite ("XII Quaderno italiano di poesia contemporanea", Marcos y Marcos, 2015), L’altro limite (Pordenonelegge-Lietocolle, Pordenone-Faloppio, 2017) e Trasparenza (Interlinea, 2019). Ha scritto le monografie Satura. Da Montale alla lirica contemporanea (Serra, 2013) e Poetiche e individui. La poesia italiana dal 1970 al 2000 (Marsilio, 2018).