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Il confine
Mi sdraio
mia moglie legge poesie di guerra
ci mancavano soltanto
i carri armati sul letto.
Le pallottole
crivellano
i miei sogni.
Guardo dai fori:
vedo il biancore della strada innevata…
se non cadesse neve
più nitido sarebbe il confine tra lenzuolo e viale.
Ora i carri armati
superano le trincee del lenzuolo
e lentamente entrano nel mio sogno:
sono piccolo
mia madre lava i piatti
mio padre torna a casa con i suoi baffi neri
e quando cadono le bombe
siamo piccoli tutti e tre.
Le immagini successive del sogno
ti soffocheranno!
Chiudi gli occhi
accosta la bocca alla fessura
e respira, solo respira
respira!
respira!
respira!
respira maledizione!
respira!
respi…!
Il medico scuote la testa
l’infermiera scuote la testa
il medico si asciuga il sudore
la catena delle verdi montagne
sul monitor
diventa pianura.
(da “I solchi”, 2011, in “Poeti iraniani dal 1921 ad oggi”, a cura di Faezeh Mardani, 2024)
Le stasi, l’estasi
Di fronte a un’architettura grigia e rosa la nostra mente riposa. Valle Giulia, Monte Cavallo, il Ghetto: torno tra queste pietre a scaldarmi il petto. Oh i facili numeri, la buona regola, la calma d’una retta cresciuta come l’acqua dal basso in alto! La colonna che si rastrema per dar movimento all’aria che la circonda, il filo a piombo che dà un segno alla luce. L’occhio ha bisogno di una dieta. Deve seguire il moto d’una goccia contro i vetri e il fremito d’un bruco o di un filo di paglia,...
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